UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’Inghilterra ferma l’uso dei bloccanti della pubertà

La clamorosa decisione dopo due anni di studi
14 Marzo 2024

Una «decisione storica»: così la ministra inglese della Salute Mary Calfield ha definito mercoledì la messa al bando decisa dal governo britannico dei farmaci bloccanti della pubertà (come la triptorelina), che non saranno più prescritti dai medici ma usati solo per finalità di ricerca e in casi assai circoscritti. La decisione chiude nel modo più clamoroso una vicenda iniziata due anni fa, quando la Commissione d’inchiesta presieduta dalla pediatra Hilary Cass accertò che non ci fossero prove scientifiche sull’efficacia e sicurezza dei farmaci somministrati nella struttura nazionale del Servizio sanitario britannico la clinica Tavistock di Londra, nota come Tavistock and Portman Nhs Foundation Trust, cui fa capo il Servizio per lo sviluppo dell’identità di genere (Gids).

Di fronte alla crescita esponenziale dei casi trattati dai medici del Gids (arrivati a quota 5mila, oggi sono in tutto 100) si era verificato un uso eccessivo e non sempre giustificato di medicinali che, in presenza di una incerta identificazione nel proprio sesso durante la pubertà e la preadolcescenza, venivano prescritti e somministrati ai minori con lo scopo di arrestarne artificialmente lo sviluppo, in attesa che il paziente capisse il proprio sesso di elezione. Un’idea divenuta dominante nella medicina ufficiale e nei media, ma anche nelle scuole e nella società, tuttavia priva di fondamento scientifico.

La Commissione Cass ha elaborato nuove linee guida per limitare l’uso dei bloccanti della pubertà spingendo a preferire la strada dell’accompagnamento psicologico di casi che, per la loro grande maggioranza, si risolvono durante la crescita, senza dover ricorrere a soluzioni farmacologiche e chirurgiche con effetti irreversibili e impattanti sul corpo e la psiche dei giovanissimi. Una situazione del tutto naturale – la ricerca oggi sempre più difficile della propria identità in anni nei quali la persona si va costruendo tra mille incertezze – era diventata una patologia da curare o il sintomo del rigetto del proprio sesso, a partire dalla convinzione – fortemente ideologica – che l’identità di genere sia un costrutto culturale e una libera scelta.

Dopo due anni di studi, ora il governo di Londra ha dunque deciso la sospensione dell’uso dei bloccanti e la chiusura del Gids, mostrando la capacità di ricredersi davanti alle evidenze. Anche a costo di sfidare quella che si considerava ormai una acquisizione indiscutibile.

Francesco Ognibene

Avvenire, 14 marzo 2024