UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Povertà educativa a Roma, «creare alleanze»

I vescovi Reina e Ambarus al convegno promosso da Uffici scuola diocesano, Caritas ed ISSR Ecclesia Mater
4 Marzo 2024

La collaborazione tra scuole, parrocchie e le comunità come antidoto alla povertà educativa e scolastica. «Un terreno sul quale c’è molto da spendere»: sono le parole del vescovo Baldo Reina, vicegerente della diocesi di Roma, che ha aperto il convegno “Povertà educativa e comunità educante: complessità e tracce di lavoro possibili”. L’incontro, che si è svolto mercoledì al Seminario Maggiore è stato promosso dall’Ufficio Scuola della diocesi, dalla Caritas diocesana e dall’Istituto Ecclesia Mater nell’ambito del cammino sinodale. Un appuntamento rivolto ai docenti, agli educatori e agli animatori di pastorale giovanile, presente anche l’assessore alla scuola, formazione e lavoro del Comune di Roma, Claudia Pratelli.

«L’episodio evangelico di Lazzaro si sposa perfettamente con la realtà della povertà educativa, che è collegata alla mancanza di opportunità uguali per tutti – ha sottolineato Reina -. Il nostro obiettivo è fare il possibile affinché queste diseguaglianze si possano allineare. Ci sono già tante comunità attive con i doposcuola. Siamo sulla giusta strada, ma dobbiamo e possiamo fare di più». Il vescovo ha ricordato l’attenzione della Diocesi per questi temi, citando il convegno che si è tenuto la scorsa settimana a cinquant’anni da quello sui “Mali di Roma”, che ha aperto un percorso di iniziative nella città. «Il prossimo 13 marzo ci sarà un incontro all’Istituto Amaldi, il cantiere della scuola ci sta particolarmente a cuore», ha concluso.

Sull’importanza della collaborazione si è soffermato anche monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma delegato per la diaconia della carità. «Oggi non siamo qui solo per raccontare le statistiche disastrose della povertà educativa e scolastica, ma per lanciare messaggi di speranza. La strada da percorrere è quella dell’incontro per creare alleanze. Ognuno può rappresentare un piccolo tassello in questa missione. E le parrocchie e i singoli battezzati possono fare tanto.

Dobbiamo moltiplicare assolutamente le alleanze tra le scuole, le parrocchie e le persone. Anche perché dai bambini si passa all’integrazione degli adulti». Un messaggio condiviso anche da Evelina Martelli, del Servizio minori della Comunità di Sant’Egidio. «Come volontari crediamo molto nell’educazione, soprattutto in questo momento nel quale stiamo assistendo a una crisi globale delle giovani generazioni. Nel nostro percorso incontriamo ragazzi che hanno molteplici problemi dal punto di vista della necessità di scolarizzazione, di ritardo negli apprendimenti e presentano difficoltà legate alla neuropsichiatria e al rapporto con i coetanei. Per questo lavoriamo su un lavoro di recupero sia scolastico, sia sociale, ma abbiamo bisogno di operare insieme alle istituzioni sanitarie e scolastiche per poter aiutare questi ragazzi nel modo più integrato possibile».

È lo scopo che si prefigge anche il programma “W la scuola” della Comunità di Sant’Egidio. Spiega Silvia Bacocco: «L’iniziativa nasce inizialmente come risposta ai gravi problemi che la pandemia ha suscitato nei ragazzi, ma poi ci siamo resi conto che ce n’era grande bisogno. Ci siamo accorti della necessità di andare a cercare i ragazzi che hanno problemi a scuola e in famiglia. Non è vero che rifiutano gli aiuti, li cercano. E infatti quando vengono sollecitati rispondono positivamente». Il programma, che si avvale del facilitatore scolastico, un operatore che, in contatto con le scuole, va a cercare i ragazzi che si sono persi, offre anche un servizio di mediazione linguistica e consulenze neuropsichiatriche. Secondo Deny Menghini, psicologa e psicoterapeuta del “Bambino Gesù”, i tre motori per combattere la povertà educativa sono la famiglia, la scuola e il gruppo dei pari.

«Più di un adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato e l’ansia e la depressione rappresentano il 40 per cento delle diagnosi. In Italia il fenomeno dell’autolesionismo riguarda circa il 20 per cento dei ragazzi, a partire dagli 11 anni di età. In questo il ruolo degli insegnanti è fondamentale».

Giuseppe Muolo

Roma Sette, 3 marzo 2024

(Nella foto, Il vescovo Baldo Reina apre il convegno promosso dall’Ufficio Scuola della diocesi, dalla Caritas diocesana e dall’Istituto Ecclesia Mater)