UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’ideologia gender «significa cancellare l’umanità»

Il richiamo di Papa Francesco al convegno promosso dal Centro di ricerca e antropologia delle vocazioni
4 Marzo 2024

Quella del gender è una «brutta ideologia del nostro tempo». Papa Francesco lo ripete ancora una volta. Invitando di nuovo a leggere, e fare tesoro, del “profetico” romanzo distopico Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson. Il Pontefice torna su questo tema parlando ai partecipanti al Convegno promosso dal Centro di ricerca e antropologia delle vocazioni sul tema “Uomo-donna immagine di Dio. Per un’antropologia delle vocazioni”. In realtà il discorso preparato lo fa leggere, come già successo nei giorni scorsi, da monsignor Filippo Ciampanelli.

Ma prima ci tiene a puntualizzare ciò che gli sta particolarmente a cuore. «Buongiorno – esordisce –. Chiedo di leggere, così non mi affatico tanto; ho ancora il raffreddore e mi affatica leggere per un po’». «Ma – aggiunge – vorrei sottolineare una cosa: è molto importante che ci sia questo incontro, questo incontro fra uomini e donne, perché oggi il pericolo più brutto è l’ideologia del gender che annulla le differenze». Non solo. Francesco rivela di aver chiesto «di fare studi a proposito di questa brutta ideologia del nostro tempo che cancella le differenze e rende tutto uguale». E per il Papa «cancellare la differenza è cancellare l’umanità». Invece «uomo e donna» stanno «in una feconda “tensione”». E qui arriva la citazione del romanzo dell’inizio del Novecento, «scritto dal figlio dell’arcivescovo di Canterbury», The Lord of the World. Un romanzo che «parla del futuribile ed è profetico», perché «fa vedere questa tendenza di cancellare tutte le differenze». Quindi l’esortazione: «È interessante leggerlo, se avete tempo leggetelo, perché lì ci sono questi problemi di oggi; è stato un profeta quell’uomo».

Il Convegno, promosso dal Centro di ricerca fortemente voluto dal prefetto, ora emerito , del Dicastero per i vescovi, il cardinale canadese Marc Ouellet, si tiene nell’aula nuova del Sinodo. E il Papa si è recato lì per (far) leggere il suo discorso. Nel testo preparato Francesco si dice «felice» di partecipare al Convegno e saluta specialmente Ouellet «soprattutto perché, qualche anno fa, insieme ad altre persone autorevoli e cercando l’alleanza tra i saperi ha dato vita a questo Centro, per avviare una ricerca accademica internazionale mirata a comprendere sempre meglio il significato e l’importanza delle vocazioni, nella Chiesa e nella società».

Francesco ricorda che lo scopo del Convegno è anzitutto quello di «considerare e valorizzare la dimensione antropologica di ogni vocazione». E invita a non dimenticare che la dimensione antropologica ha a che fare con una caratteristica essenziale dell’essere umano in quanto tale: quella, cioè, che «l’uomo stesso è vocazione». Infatti «ciascuno di noi, sia nelle grandi scelte che riguardano uno stato di vita, sia nelle numerose occasioni e situazioni in cui esse si incarnano e prendono forma, scopre ed esprime se stesso come chiamato, come chiamata, come persona che si realizza nell’ascolto e nella risposta, condividendo il proprio essere e i propri doni con gli altri per il bene comune». E questa scoperta «ci fa uscire dall’isolamento di un “io” autoreferenziale e ci fa guardare a noi stessi come a una identità in relazione». Tale verità antropologica è «fondamentale perché risponde pienamente al desiderio di realizzazione umana e di felicità che abita nel nostro cuore».

Francesco ricorda che «la vita di ognuno di noi, nessuno escluso, non è un incidente di percorso». Infatti «il nostro stare al mondo non è un mero frutto del caso, ma facciamo parte di un disegno d’amore e siamo invitati ad uscire da noi stessi e a realizzarlo, per noi e per gli altri». E invita i partecipanti al Convegno a promuovere «la consapevolezza della vocazione a cui ogni essere umano è chiamato da Dio, in diversi stati di vita e grazie ai suoi molteplici carismi». In modo che si sviluppi «una sempre più efficace circolarità tra le diverse vocazioni, perché le opere che sgorgano dallo stato di vita laicale al servizio della società e della Chiesa, insieme al dono del ministero ordinato e della vita consacrata, possano contribuire a generare la speranza in un mondo sul quale incombono pesanti esperienze di morte».

Al termine del discorso letto, il Papa riprende brevemente la parola. Lo fa per augurare buon lavoro e per esortare non a non aver «paura in questi momenti così ricchi nella vita della Chiesa». Infatti «lo Spirito Santo ci chiede una cosa importante: fedeltà». Ma «la fedeltà è in cammino e la fedeltà ci porta spesso a rischiare». Mentre «la “fedeltà da museo” non è fedeltà». Da qui l’invito ad «andare avanti con il coraggio di discernere e rischiare cercando la volontà di Dio». E di andare avanti «senza perdere il senso dell’umorismo».

Gianni Cardinale

Avvenire, 2 marzo 2024

(Nella foto, l’udienza di papa Francesco con il Centro di ricerca e antropologia delle vocazioni / Vatican Media)