UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«L’educazione e la cultura vere ancore di salvezza»

L’intervista alla rappresentante Unesco in Ucraina, Chiara Dezzi Bardeschi
26 Febbraio 2024

«Con grande impegno, le comunità che affianchiamo in Ucraina si aggrappano al ruolo fondamentale dell’educazione e della cultura». Ad essere ogni giorno testimone di questo versante della vitalità della società ucraina è l’italiana Chiara Dezzi Bardeschi, che dal 2022 opera a Kiev come rappresentante dell’Unesco, l’agenzia Onu specializzata nelle questioni educative, culturali e scientifiche.

Cosa la colpisce nell’atteggiamento della gente?

Innanzitutto, la grande resilienza. Ho visto maestri pronti a continuare a insegnare nelle metropolitane, durante un’allerta aerea. Inoltre, tanti musei sono solo apparentemente vuoti. Le collezioni sono state messe in salvo, ma le strutture restano luoghi di scambio, dialogo, persino di riscoperta del passato.

Dopo due anni, di cosa hanno più bisogno le scuole?

Il primo bisogno riguarda i traumi di fronte alla guerra. Traumi nei bambini e giovani, ma anche negli insegnanti. Gli psicologi già attivi non bastano, data l’ampiezza del problema. Così, con il personale ministeriale, formiamo in questo campo. Quest’anno, speriamo di raggiungere i 20mila insegnanti formati, accanto a 50mila psicologi. Competenze al servizio di tutta la comunità scolastica. Occorre poi garantire la continuità dell’educazione, anche con la didattica a distanza o ibrida. Al contempo, cerchiamo di agire nelle scuole sprovviste di rifugi. Bisogna crearne per garantire la sicurezza.

L’insegnamento a distanza sta funzionando?

Sì, ma fra tante difficoltà. Questa soluzione riguarda soprattutto le aree più vicine al fronte. Abbiamo distribuito più di 50mila tablet e computer, soprattutto agli insegnanti. Ma oltre agli apparecchi, cerchiamo di offrire un accompagnamento pedagogico.

C’è una volontà reale della gente di proteggere l’identità nazionale dell’Ucraina?

Per la gente, difendere la cultura ha una doppia valenza. Da una parte, si tutelano patrimoni considerati fragili ed esposti, come a Leopoli e a Odessa. Patrimoni che simbolizzano la continuità di intere comunità. In proposito, le autorità locali chiedono di continuo nuovi interventi. E la facoltà di Architettura a Kiev sta lavorando per integrare preventivamente la protezione del patrimonio culturale. Ma al contempo, si riconosce che quest’ultimo è una forza fondamentale per resistere, ragionando proprio sul piano dell’identità.

Fra i patrimoni colpiti, figura la Cattedrale ortodossa della Trasfigurazione di Odessa.

Grazie anche a un contributo del governo italiano di 500mila euro, lavoriamo sulle operazioni prioritarie, in particolare per ristabilire la copertura. Stiamo avanzando inoltre su un progetto per completare queste operazioni iniziali anche in altri edifici specifici della città, come la Casa degli scienziati, il Museo archeologico, il Museo delle Belle Arti.

Dunque, dove si può, nessuna smobilitazione civile…

Constatiamo tanta voglia di agire. Quando lanciamo un appello, per finanziare progetti, per borse ad artisti o altro, la risposta è sempre molto elevata.

Daniele Zappalà

Avvenire, 24 febbraio 2024

(Nella foto Reuters, a Dnipro una maestra tiene una lezione agli alunni collegati onl