UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Gli “Amici di Rosso Malpelo”, 200 liceali studiano con chi resta indietro

Un doposcuola diffuso nei quartieri a rischio di Catania, dove la dispersione scolastica riguarda due bambini su dieci
22 Febbraio 2024

«Quando faccio volontariato sono felice, perché mi rendo conto di fare del bene agli altri, donando quella fortuna che io ho avuto, ma che loro non hanno sempre. Vedere i bambini sorridere, giocare, fare i compiti volentieri, è una gioia che mi riempie il cuore, è un vero arricchimento dell’anima. Capisco di stare facendo del bene quando, appena mi vedono, corrono da me sorridendo e dicendo di essere felici. E questa è la cosa più importante: porgere la mano a chi ne ha bisogno, aiutarli a camminare».

Sono le parole di Alessandra, una dei circa 200 adolescenti di Catania che hanno aderito al progetto “Amici di Rosso Malpelo”, promosso dagli Uffici diocesani di pastorale scolastica e caldeggiato dal vescovo Luigi Renna. Come lei, Francesco: «Quest’attività mi fa comprendere che la mia presenza per questi ragazzi significa molto e il tempo passato insieme mi dà l’opportunità di avere un ruolo nel corso della loro formazione scolastica e sui modi di relazionarsi. Inoltre, permette anche a me di crescere e migliorare». Almeno una volta a settimana questi studenti della secondaria di II grado dedicano due o tre ore al recupero scolastico e ad attività ludiche nelle parrocchie, negli oratori e in altre realtà ecclesiali in quartieri con un’alta dispersione scolastica che in alcuni casi tocca il 25%

«Il volontariato è un’esperienza – dice Vera - che dal primo momento mi ha colpita. Nonostante le mie giornate ricche di impegni tra sport e studio, mi sono imposta di trovare tempo per un’attività meravigliosa. Stare con questi bambini mi fa sentire una persona migliore; ne seguo due stupendi a cui già sono affezionata. Con le mie compagne ci siamo avvicinate a una realtà a noi non nota, che ci ha stupito e ci insegna che c’è sempre da imparare, e dai bambini ancor più che da alcuni adulti». In un contesto sociale dove i sogni spesso soccombono di fronte alle sfide quotidiane, il doposcuola nei quartieri difficili si rivela un faro di speranza, sull’esempio di don Milani. Si tratta di estrarre i desideri sepolti sotto difficoltà e incertezze per renderli progetti concreti e ambizioni raggiungibili, come testimonia Paola: «Ogni incontro è un’occasione per stimolare creatività e scoprire i talenti.

Vedere un bambino illuminarsi mentre realizza di possedere un dono unico è la più grande ricompensa che lascia un’impronta nel cuore. Ogni sorriso conquistato, ogni ostacolo superato, rafforza la mia convinzione nel potere del volontariato. Credo che il vero cambiamento inizi dai bambini a cui spesso non si dà abbastanza fiducia. Ogni ora trascorsa con loro mi conferma che la speranza è sempre viva, pronta a germogliare anche nei terreni più aridi. La gratitudine negli occhi di Alfiuccio, i disegni ad acquerello di Morgana e Ginevra, i braccialetti di perline colorate di Veronica rappresentano il più bel regalo, una ricompensa che va oltre qualsiasi altra. È una scelta dettata dal desiderio di rendere il mondo un posto migliore a partire da noi stessi, ragazze e ragazzi, futuro di questa incerta società. Il confronto con questa realtà ci spinge a guardare oltre le nostre comodità e metterci in gioco. Più di duemila anni fa Sofocle riteneva che “l’opera più bella è di essere utile al prossimo” e io sono dello stesso parere».

Marco Pappalardo

Avvenire, 21 febbraio 2024