UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

I giovani, questi (s)conosciuti

I principali spunti emersi dalla giornata di riflessione e dialogo sui giovani e la Chiesa in Europa promossa da alcuni Uffici della Segreteria Generale della CEI
14 Febbraio 2024

Si è svolta il 6 febbraio scorso, presso la sede principale della CEI, una giornata di riflessione e dialogo sui giovani e la Chiesa in Europa. L’occasione veniva da un’indagine promossa dalla Commissione Giovani del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE). Si è trattato di un incontro condiviso da tre Uffici della Segreteria Generale della CEI, che hanno invitato alcuni esperti: il Servizio Nazionale per la pastorale giovanile, l’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni, l’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università.

Tra le domande proposte dal CCEE su cui riflettere, quali proposte e scelte innovative si individuano per rilanciare l’evangelizzazione del mondo giovanile. E ancora: quali contesti, quali linguaggi, quali luoghi vengono proposti per valorizzare i giovani nella vita della Chiesa? Chi e in che modo si prende cura della formazione dei giovani all’interno della comunità ecclesiale?

La riflessione è partita evidenziando come il Sinodo sui giovani del 2018 – ha ricordato don Rossano Sala – abbia portato ad una conversione della domanda, passando da “cosa stiamo facendo per i giovani?” a “chi siamo chiamati ad essere per i giovani?”. Difficile non chiedersi “cosa i giovani portano alla Chiesa?”, visto che la Chiesa si può rigenerare solo attraverso le nuove generazioni.

“C’è la preoccupazione di mettere i giovani dentro una scatola e osservarli – ha proseguito don Giordano Goccini –, mentre sono loro la nuova scatola del Vangelo. Dovremmo chiederci come stanno vivendo i ragazzi l’esperienza della fede. A loro non interessa la verità della fede perché credono solo quello che sentono e dunque anche i luoghi e i tempi della fede cambiano, nel senso che non sono più solo la Chiesa o la Messa ma anche la strada, l’università e ogni luogo in cui possono incontrare Dio”.

La traccia proposta dal CCEE parla di scelte innovative, ma forse la strada da seguire non è quella dell’innovazione, visto che ce n’è già troppa – ha commentato Stefano Della Ceca. Anche perché “la rivoluzione tecnologica – ha aggiunto don Michele Gianola – ci sta togliendo la dimensione della carne, del corpo”. E proprio sulla corporeità si sono focalizzati alcuni interventi perché il corpo è la prima cosa che vediamo dei giovani, la parte più esterna, il limite fisico che spesso ignoriamo per concentrarci sulla dimensione spirituale. Eppure, “sono aumentate le malattie psicosomatiche e la dimensione dell’amore in ogni caso passa per un corpo ferito”, ha rilevato Matteo Pasqual. Anche Maria Pia Colella ha raccontato l’importanza del corpo come luogo di incontro e spazio da conoscere e abitare, ma ha sottolineato come il comportamento dei giovani sia definito molto dall’identità che vuole sopravvivere e che viene difesa più del corpo.

Un altro punto su cui si è molto discusso ha riguardato l'importanza del linguaggio: “Si fa fatica a incontrare i giovani – come ha dichiarato padre Renato Delbono – perché non riusciamo a parlare con loro, facciamo prediche e non riusciamo a farli innamorare della Parola”. “Le parole sono importanti, sono incudini che spaccano dentro – ha continuato Pasqual –. E anche noi abbiamo bisogno di trovare parole buone e corrette che diano senso e dignità”.

In conclusione, l’incontro ha mostrato l’utilità di una riflessione condivisa e senza preconcetti, nella prospettiva di una collaborazione sempre più stretta tra gli Uffici che si occupano dei giovani.