UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Le università in campo per gli studenti. «Ecco le risposte al grande malessere»

Da Bologna a Bari, la mappa degli atenei che stanno raccogliendo la domanda d’aiuto di una generazione sotto stress
12 Febbraio 2024

Studiare in vista di un esame, per molti ragazzi, è diventato un problema. In alcuni casi, addirittura un incubo in grado di generare ansia, depressione e stress, sentimenti che affliggono gli studenti universitari più dei loro coetanei lavoratori. Così, nell’ultimo mese, in migliaia hanno chiesto a gran voce fondi per istituire presìdi psicologici permanenti in ogni ateneo. Nuovi finanziamenti, ancora, non sono arrivati ma il grido dei ragazzi, alto da anni, non è rimasto inascoltato.

A prendere contromisure al dilagante disagio giovanile (un universitario su tre soffre d’ansia, secondo i dati Istat) sono decine di università in tutta Italia. Spesso in completa autonomia. L’Aldo Moro di Bari, prima fra tutte, ha introdotto il bonus psicologo da 300 euro già a novembre dello scorso anno, senza attendere il contributo statale. «A Bari – assicura la professoressa Antonietta Curci, psicologa e responsabile del servizio di counseling d’ateneo – c’è una sensibilità particolare e gli studenti sono entusiasti». A loro, l’Aldo Moro ha dedicato i classici percorsi psicologici gratuiti da quattro sedute che sono frequentati, in nove casi su dieci, da studenti con sintomi di ansia e depressione. Ma non solo: per la gestione dello stress da esame, l’ateneo ha costruito spazi dedicati al benessere e ha dotato le aule di arredi «per decomprimere l’ansia pre o postesame». L’affanno per le prove, però, è solo la punta dell’iceberg. «Agli studenti universitari – ragiona Curci – viene chiesto di essere performanti. Ma anche il Covid è stato un fattore importante: hanno sperimentato la solitudine e la privazione delle attività sociali». Da Bari, perciò, denunciano: «Ci vogliono i finanziamenti».

«Il nostro obiettivo è creare le condizioni affinché, quando si parla di ragazzi e della loro condizione psico-fisica, non si debba sempre e solo rincorrere l'emergenza – aveva spiegato a settembre la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini –. Episodi di disagio si moltiplicano di giorno in giorno, molti ragazzi ancora scontano gli effetti di un lockdown che purtroppo ha rubato tempo e spazi alla socialità e al confronto».

La salute mentale non è solo una questione di bonus, tanto più che i fondi dello Stato per il sostegno psicologico sono in calo da due anni a questa parte. Per affrontare il disagio psicologico servono ricerca e collaborazione del territorio. Lo sanno bene a Bologna, dove la nuova frontiera è l’assistenza diffusa. L’ultimo esperimento dell’università ha preso il nome di Recovery college, ma si tratta in realtà di una scuola itinerante e gratuita per diventare «studenti del proprio benessere». La particolarità? Il coinvolgimento di tutta la città. Inaugurato lo scorso anno dall’azienda Usl locale e dall’Alma Mater felsinea, il nuovo spazio formativo ha già disseminato tredici laboratori per le vie del centro, allo scopo di avvicinare i cittadini a caregiver e professionisti. E promette di far in-contrare ancora associazioni, studenti e strutture sanitarie del capoluogo per parlare di salute mentale sotto ai portici.

A Napoli, invece, la lotta al disagio psicologico passa dalla prevenzione. Con la nascita dell’Osservatorio nazionale per la salute mentale e comportamentale, agli studenti dell’Università Suor Orsola Benincasa – e di cinque istituti superiori – viene oggi offerto un servizio di screening gratuito per intercettare i primi sintomi depressivi. Con il chiaro intento di produrre dati sempre più precisi. «I numeri sono sottostimati – si legge in una nota dell’Osservatorio – perché il problema riguarda almeno l’80% della popolazione». Ma dove non arriva la legge o la ricerca, in assenza cioè di attenzioni politiche, sorgono spesso iniziative motu proprio. Anche negli atenei più periferici.

«Urbino è una realtà piccola – spiega Chiara Angione, psicologa responsabile dello sportello dell’università marchigiana – ma cerchiamo di aiutare tutti: dallo studente al professore ordinario, passando per il personale tecnico». Così, oltre alle quattro sedute gratuite, da anni sono attivi nell’ateneo spazi di ascolto dedicati alla denuncia di stalking o molestie e percorsi per prevenire stress post-traumatici e ansia. «A volte – racconta Angione – i ragazzi parlano delle eccessive aspettative attorno alla loro carriera. A volte dei problemi di alimentazione o della perdita del sonno. L’importante è che scatti in loro la domanda: C’è qualcosa che non va?».

Andrea Ceredani

Avvenire, 11 febbraio 2024