UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Giocare a dadi contro i conflitti

Le scuole di Trento promuovono la pace con piccoli grandi gesti quotidiani: un gioco per riflettere e abituarsi al rispetto dell’altro
8 Febbraio 2024

Il dado è tratto. Stavolta però non per scatenare una guerra, come fece Giulio Cesare, ma per promuovere la pace. Dal 2001 le scuole di Trento si interrogano sulla prevenzione dei conflitti. Tutto iniziò l’11 settembre, quando le immagini terribili delle Torri seminarono non solo angosce ma anche domande nelle menti e nei cuori di insegnanti e allievi.

Come evitare nuove tragedie, come favorire il dialogo tra popoli? La prima risposta venne appunto da un dado, inventato da alcuni bambini di terza elementare: su ogni faccia una vignetta in cui due simpatici personaggi parlano di amore, rispetto e tolleranza. Perché - fu l’intuizione tutt’altro che infantile - la pace «comincia da me, da te, da ognuno di noi».

Per vincere la “sfida” basta far rotolare il cubetto e leggere il responso. “Perdono l’altro” o “ascolto l’altro” sono entrambe buone premesse da cui partire. Ogni classe di Trento ha il suo dado da far rotolare per scegliere l’amorevole filo conduttore della giornata. Il Comune ne ha installato uno in formato gigante in piazza della Fiera, altri ne sono spuntati nelle aiuole di alcuni paesini delle vallate. Ogni passante può cimentarsi nella giocata, leggere la massima sorteggiata e impegnarsi di conseguenza. Piccoli grandi gesti quotidiani che possono contribuire a scrivere una storia diversa. Perché quei bimbi di vent’anni fa oggi sono cresciuti, e si portano dentro un messaggio di speranza universale di cui sono portatori ovunque vadano, chiunque incontrino. La stessa cosa vale per i bambini del 2024, che diventeranno grandi spargendo semi di fratellanza.

Il dado è stato solo il primo passo di un percorso virtuoso che è andato allargandosi: sono seguite altre iniziative come “Il Giornalino della Pace” (realizzato dalle scuole e distribuito con la rivista comunale) e il Tavolo della Pace, fino ad arrivare alla Giornata della pace che alla fine dell’anno scolastico si celebra in città: l’anno scorso hanno partecipato in 3mila fra studenti, genitori e insegnanti.

L’ultima iniziativa è lo striscione della pace: ogni scuola ne ha realizzato uno e lo ha esposto all’esterno. Insomma, un impegno giornaliero, scandito anche dal “timeout”, ovvero 30 secondi di silenzio che si osserva in ogni aula. Chi vuole prega, oppure semplicemente pensa. Un flusso di coscienza positiva che, nelle intenzioni dei bambini e dei ragazzi, prima o poi lascerà il segno.

«Loro ci credono veramente e noi impariamo da loro» sottolinea Stella Salin Bozzarelli, insegnante e coordinatrice del progetto, che si chiama “Tuttopace”, è animato da 200 insegnanti ed è sostenuto dal Comune di Trento: vi aderiscono gli 8 istituti comprensivi della città, più asili nido, materne e lacune scuole superiori.

«I bambini e i giovani sono il nostro motore: in questi anni hanno creato una sensibilità vera, un impegno serio in favore della pace. Sono talmente coinvolti da essere fermamente convinti che anche in Ucraina e in Medio Oriente si possano fermare le armi». La prossima “missione” è già programmata: «Stiamo pensando di scrivere e inviare messaggi ai potenti della terra. Per fargli capire che è giunta l’ora di deporre il fucile». Chissà che anche loro si decidano finalmente a tirare il dado.

Marco Birolini

Avvenire, 8 febbraio 2024