UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un’altra docente aggredita in classe: già 27 casi in quest’anno scolastico

L’insegnante, 57 anni, è stata colpita con tre coltellate alla schiena
6 Febbraio 2024

Ancora un’insegnante aggredita a scuola. Questa volta è successo a Varese, a pochi giorni dal pestaggio in piena regola di un preside a Taranto. Ormai non passa settimana senza che si registri un episodio di violenza ai danni di docenti e dirigenti, tanto che il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha sollecitato il Parlamento ad approvare quanto prima il disegno di legge del governo sul voto in condotta. Dall’inizio dell’anno scolastico si sono già verificati 27 episodi, più di uno a settimana, mentre furono 36 quelli registrati l’anno scorso.

L’ultima, gravissima, aggressione è avvenuta ieri mattina all’istituto professionale Enaip di Varese. Vittima una professoressa di 57 anni, colpita con tre coltellate alla schiena da un allievo di 17 anni, di cui era tutor, nell’atrio della scuola. Immediatamente soccorsa dai colleghi, la donna è stata ricoverata in ospedale e le sue condizioni non sono, fortunatamente, gravi. Il giovane è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio e trasferito al carcere minorile Beccaria di Milano. A suo carico non risultano precedenti, è sconosciuto alle forze di polizia e non risulta in carico ai Servizi sociali del Comune.

In una nota dell’Enaip di Varese, si legge che lo studente aggressore ha una «diagnosi funzionale» ed «è sempre stato seguito con competenza e professionalità dalla scuola e accompagnato per il miglioramento delle sue competenze psico-attitudinali», sottolinea l’istituto varesino. Che ha subito attivato il supporto psicologico per assistere gli altri studenti e il personale scolastico.

Alla docente ferita è giunta la «solidarietà e vicinanza» del ministro Valditara, che ha ribadito «l’impegno mio e del governo: i docenti e tutto il personale scolastico non saranno lasciati soli, tuteleremo la loro dignità professionale e la loro incolumità», ha sottolineato il Ministro. All’insegnante, ha aggiunto Valditara, sarà garantita la tutela legale da parte dello Stato. «È, inoltre, urgente che il Parlamento approvi quanto prima il disegno di legge del governo sul voto in condotta – ribadisce Valditara –. Una riforma che abbiamo fortemente voluto per ridare peso al comportamento degli studenti nella valutazione complessiva e rendere obbligatorie le attività di solidarietà sociale per chi compie atti illeciti. È necessario che si ripristini il valore del rispetto e che lo studente sia indotto a riflettere in modo concreto sui doveri che discendono dal suo appartenere alla comunità».

L’aggressione alla docente è condannata dai sindacati della scuola. «La frequenza di episodi di questo tipo ci allarma e ci mette di fronte a un problema di profondo disagio giovanile, che non va combattuto con sanzioni e metodi repressivi, ma va affrontato mettendo in campo ogni iniziativa possibile di ascolto delle studentesse e degli studenti e promuovendo un modello di scuola inclusiva e impegnata nel formare cittadine e cittadini consapevoli», si legge in una nota della Flc-Cgil. Mentre il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, parla di fatto «grave e inquietante». «Dalla valorizzazione della scuola e dei suoi operatori dipende il futuro del nostro Paese – ricorda il sindacalista –. Per questo occorre un impegno maggiore sul piano degli investimenti sulla scuola, costruendo le basi per una risposta unitaria di istituzioni, famiglie, personale scolastico per contrastare tutti i fenomeni di violenza». Fatti in «preoccupante aumento», sottolinea il coordinatore della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio, che chiede di «garantire la sicurezza nell’accesso alle scuole». Mentre il sindacato autonomo Anief ricorda l’urgenza di «ascoltare, valorizzare e premiare» gli insegnanti. Accusando il governo: «Continua a tagliare i fondi destinati alle scuole, ad accorparle creando istituti con 2mila alunni, a centellinare gli organici, a lasciare un docente su quattro precario, a non organizzare un reclutamento che agevoli la stabilizzazione del personale assumendolo direttamente dalle graduatorie come l’Ue ci chiede da decenni – denuncia il presidente Marcello Pacifico –. Significa non solo che non fa il massimo, ma nemmeno il minimo. Perché con queste operazioni si va a rendere difficile, se non a screditare in via indiretta, il lavoro del docente e di tutti gli operatori della scuola».

Paolo Ferrario

Avvenire, 6 febbraio 2024