UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il tempo dedicato a fare memoria insieme è un sapere acquisito e di cui far tesoro

Pappalardo: “Ricordare è celebrare la vita con la mente e il cuore”
29 Gennaio 2024

Il “Giorno della Memoria” nelle scuole deve assumere una prospettiva universale, unendo tutti gli studenti ed i docenti attorno al fuoco ardente del “mai più”, lasciando a ciascuno la scintilla del “non posso girarmi dall’altro lato”, illuminando la scelta personale del “tocca anche a me fare qualcosa”. Ricordare nel “Giorno della Memoria” è dunque un dovere ed un impegno! È uno dei compiti della scuola non con l’intenzione di far scendere una lacrima o di impressionare gli studenti, ma con la missione chiara di trasmettere qualcosa che sia duraturo ed efficace. Ricordare, quindi, non vuol dire aprire per un attimo le porte di un museo per mostrare un reperto raro e allo stesso tempo pieno della polvere dell’oblio, bensì fare memoria di ieri nell’oggi per dare un significato nuovo al domani.

Non si tratta dunque di tirar fuori una vecchia storia da un libro o cercare tra la filmografia a tema quello che fa al caso nostro, cioè svolgere quasi un lavoro di scavo archeologico per tenere il reperto in mano o poterlo inserire tra i film già visti; ricordare è invece celebrare con mente e cuore in prima linea la vita stessa, perché sia coinvolta a tal punto da sentirsi parte di un dolore collettivo e di una speranza che non delude. In questo modo ogni giorno sarà una tacca segnata sul muro della memoria, ogni dramma dell’umanità – vecchio o nuovo – troverà un cuore pronto ad abbracciarlo, a comprenderlo, a studiarlo, ad accoglierlo, a combattere perché si manifesti il bene fin dove possibile. Niente dovrebbe essere più uguale per una persona dopo un’esperienza di tal sorta, nulla di più difficile da dimenticare, un tatuaggio impresso che ci provoca quel dolore utile per farci sentire vivi e non in un sogno.

Ciò che anche un solo uomo non dimentica, quanto è ricordato da una sparuta minoranza, in un tempo tanto social e ricco di condivisioni, si moltiplica sempre di più, genera reti virtuose, costruisce contatti positivi, edifica monumenti viventi che respirano un’aria nuova ed invitano altri ad aprire i polmoni per gridare la verità. Ogni ricordo sarà come una piccola luce accesa, ogni luce una semplice traccia nella notte, ogni minima traccia una via da percorrere con coraggio, il coraggio della testimonianza dinanzi ad un mondo che non ha smesso, vicino o lontano da noi, di perseguitare ed uccidere, di usare violenza e di sterminare.

A scuola abbiamo l’opportunità di vivere una giornata che lascerà un segno per la vita, di crescere nella consapevolezza del male che c’è, e, riconoscendolo, di impegnarci affinché non si ripeta. Non basterà tuttavia un minuto di silenzio, qualche pagina letta, un film coinvolgente, una mostra vista, un’ora rubata tra un compito ed un’interrogazione; dobbiamo fermarci, qualunque sia la disciplina, per ascoltare riflessioni, per condividere, per porre domande, per confrontarci. Non sarà mai un tempo perso, l’ennesima pausa invece di studiare, poiché il tempo dedicato a fare memoria insieme è al contrario una conquista dell’insegnamento, un sapere acquisito, una competenza di cui fare tesoro.

Marco Pappalardo

Avvenire, 27 gennaio 2024