UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Con la paghetta, dal divano. La dipendenza dei ragazzini

Una recente indagine sugli studenti delle superiori. Ma è ancora un fenomeno “sottotraccia”
29 Ottobre 2023

Più che il bar o la sala giochi, i minori che scommettono preferiscono soprattutto il divano di casa, dove, quasi sempre di nascosto dai familiari, smanettano per ore sullo smartphone collegato a una piattaforma online specializzata nell’azzardo. E puntano soldi magari guardando la diretta streaming di una partita di calcio. Ma anche no. Pronostici a raffica sul risultato finale, ma anche, in tempo reale, su quale squadra segna per prima, quanti gol si faranno durante i 90 minuti, oppure su un singolo calciatore, se segna, viene ammonito o espulso, per esempio. Soldi che si incassano all’istante sul proprio conto in caso di vittoria o, più spesso, si perdono con la stessa velocità come in una slot machine. Inoltre, chi gioca su Internet viene “aiutato” da bookmaker sulla base di quote che vengono continuamente aggiornate. E per la pratica del “play-in”, ci sono siti (pubblicizzati anche dai cartelloni elettronici a bordo campo negli stadi) che propongono, oltre alla Serie A anche Ligue, Bundesliga, Premier League, altri campionati e coppe europee.

Gioca online (a casa) il 49% dei minori, al bar il 43%, al tabacchi il 39% e nelle sale scommesse il 22%. Però c’è un mondo sommerso, come una pentola che ribolle. La chiamano “Generazione highlights”. Ma quanti sono gli adolescenti che soffrono di questa dipendenza? «Tantissimi, anche se non c’è consapevolezza, il fenomeno è in gran parte sottotraccia e poi si tratta di azzardo quasi sempre “legale”, consentito cioè dalle norme vigenti» spiega Renzo Taglietti, responsabile area dipendenze della cooperativa sociale Comunità Fraternità, impegnata a Brescia e provincia con progetti a sostegno dei più fragili. «Ne arrivano a decine ogni settimana nel nostro “Spazio Off”, un centro diurno dove proponiamo colloqui anche con i genitori e sedute di “videogametherapy”, con le quali i ragazzi seguono terapie attraverso l’utilizzo di “play station” e l’assistenza diretta di psicologi accreditati». «Ma per poterli salvare – aggiunge Taglietti – bisogna intercettarli subito e intervenire in tempo: perciò il ruolo delle famiglie, e degli amici rimane essenziale». Niente cifre, dunque.

Ma secondo il Report Progetto “Selfie”, un’indagine sugli stili di vita giovanili che ha coinvolto, nel 2022, più di 20mila studenti italiani delle scuole superiori (età media 16 anni), alla domanda “come impieghi la tua paghetta settimanale”, il 4,35% del campione ha risposto “in gratta & vinci”, il 2,37% in “slot machine” e il 7,61% ha dichiarato di sciuparla “in scommesse”. Dunque, spende settimanalmente in azzardo (almeno uno dei tre giochi) il 10,08% dei giovani intervistati.

Ma dalla ricerca risulta anche che il 56,25% dei soggetti interpellati ha ammesso di aver provato nella loro vita almeno un tipo di gioco d’azzardo. E qual è il motivo che li spinge a giocare? Per il 45,4% degli studenti è “la volontà di arricchirsi”, per il 16,8% il “gusto della sfida” a cui seguono il “divertimento” (10%), “la noia” (6,1%) e l’“emulazione” soprattutto degli adulti (1,8%). «Quello che preoccupa di più, però, è la quota dei “non so”, che raggiunge il 20% – sostiene Simone Feder, psicologo, responsabile area dipendenze della Cooperativa Casa del Giovane di Pavia – che significa da parte nostra insistere sulle informazioni corrette: le comunità educative presenti sul territorio devono far sapere ai giovani quali sono i rischi e i pericoli che si corrono giocando d’azzardo. Perché sono tempestati, anzi continuamente aggrediti, da false pubblicità e incitazioni che arrivano da influencer, da persone della loro stessa età e dall’assurdo mondo del calcio che soprattutto sui social cercano di rendere appetitoso il “tentare la sorte”, come sia “facile vincere”, e invece è sempre una fregatura, non soltanto per il denaro che si perde ma soprattutto per il tempo che si sottrae alla didattica e alle relazioni sociali».

«Esiste poi un’altra trappola da cui i giovani devono guardarsi: le criptovalute e le aste online» dice Feder. «Parlando con i docenti delle quarte e delle quinte superiori è venuto fuori anche questo problema, di cui pure non si ha percezione della pericolosità». Ma come proteggere i ragazzi dai rischi legati all’azzardo? «Ci aiutano loro stessi a capire, perché le famiglie intervengono in genere quando ormai la “frittata è fatta”, nel nostro centro – afferma lo psicologo della Casa del Giovane – molti ragazzi mi hanno portato i loro amici, i fidanzati e le fidanzate, e persino i genitori, con problemi di ludopatia, perché se conoscono i pericoli, li vogliono evitare per sé e per i propri cari: sono più intelligenti di quello che molti adulti pensano, basta informarli dei rischi, farli uscire dall’ignoranza».

Che siano dipendenti dal gioco o dalla droga, cambiano solo le modalità e alcuni effetti sulla salute, che comunque in entrambi i casi sono devastanti: disturbi cognitivi, alterazioni dell’umore, insonnia, mancanza di concentrazione, isolamento sociale. «Ci sono ragioni profonde che accomunano le due condizioni – spiega José Berdini, presidente del Comitato italiano dipendenze (Cid), che riunisce associazioni, cooperative e comunità terapeutiche di ispirazione cattolica –, la radice di tutte le dipendenze è la stessa, e interessa l’assenza delle relazioni umane, più che dal punto di vista fisico, da quello del “significato” della vita, ovvero del proprio Destino, un vuoto che viene riempito con l’uso di sostanze, con farmaci, o l’azzardo. Si parla di “malattie croniche recidivanti” ma sono il frutto di una decadenza culturale da cui bisogna risollevarsi impegnandosi tutti insieme. Il “dipendente” rimuove sistematicamente tempo e spazio della propria vita, e tutto viene assorbito, riempito da questo “qualcos’altro” che uccide».

Fulvio Fulvi

Avvenire, 28 ottobre 2023