UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

C’è un problema alloggi anche per gli insegnanti

Uno stipendio da 1.300 euro al mese non è più compatibile con la realtà del mercato delle locazioni nelle metropoli
28 Settembre 2023

La protesta degli studenti che sono tornati a piantare le tende per denunciare il problema dei prezzi degli alloggi nelle città sedi universitarie è un’iniziativa che intercetta più questioni e va oltre il tema del diritto allo studio. Quando si tratta di immobili finisce sempre così: la casa non è solo un tetto sopra file di mattoni ben posati, al suo interno si concentrano molti aspetti fondamentali e simbolici della vita delle persone. Il mercato immobiliare è un libro aperto capace di raccontare bene il cambiamento e le dinamiche di una società.

Ad esempio, si provi a pensare al fatto che il boom degli affitti brevi, una delle ragioni che sta causando l’esplosione dei prezzi delle locazioni, è in parte provocato dalla crescita di quel turismo low cost che gli stessi giovani contribuiscono ad alimentare; oppure che una parte degli studenti fuori sede riesce a pagarsi l’affitto con i soldi che la famiglia d’origine “spreme” affittando a sua volta una seconda (o terza) casa altrove; e, ancora, le abitazioni private riservate agli studenti in condizioni di pagare cifre elevate nelle località più ambite, proprio come il fenomeno Airbnb, possono diventare fattori di gentrificazione, ulteriore motore di disuguaglianze, con l’espulsione delle famiglie dai centri urbani.

Si capisce allora come non sia semplice mettere mano a un problema di tale complessità. Ma c’è un ulteriore aspetto, legato ai prezzi delle case, che intercetta il diritto allo studio, insieme a quello del lavoro, e che vede ancora una volta gli studenti se non nel ruolo di vittime quantomeno di “consumatori” traditi. Stiamo parlando del male cronico dell’avvio dell’anno scolastico con le classi prive di parte degli insegnanti.

Nel tempo si è cercato di intervenire in vari modi, e qualche risultato si è avuto. In Lombardia al momento sembra che manchino ancora più di 2.000 tra prof e maestri, e in particolare a soffrire sono le scuole di Milano, dove ci si rallegra del fatto che le cattedre assegnate sono oggi il 25% in più rispetto allo scorso anno (!). Come è noto, il deficit dipende molto, oltre che dalle modalità delle assegnazioni, dalla difficoltà che tanti insegnanti incontrano nel trasferirsi lontano da casa.

In quella che è già di per sé una situazione critica, da qualche tempo si è inserito il problema dei prezzi degli affitti, oltre che del costo della vita in generale, che riguarda soprattutto le città del Nord. Uno stipendio da 1.300 euro al mese non è più compatibile con la realtà del mercato delle locazioni nelle metropoli. E da tempo ormai gli insegnanti non si trovano in quanto a mancare sono i presupposti di base per accettare un lavoro, cioè la semplice possibilità di mantenersi.

La soluzione a un mercato immobiliare fuori controllo può essere trovata nel mercato stesso, ampliando l’offerta di case a prezzi accessibili, o con soluzioni capaci di limitare il fenomeno degli affitti brevi. Tutte ipotesi alle quali in governo ha pensato. È però evidente che non è più possibile trascurare il tema delle retribuzioni. Gli stipendi degli insegnanti italiani sono tra i più bassi nell’area Ocse, ma se si analizzano altri fattori, come le ore di lavoro, il numero di studenti per classe, il titolo di studio o il confronto con il resto del pubblico impiego si vede che il vero problema non si pone tanto all’inizio della carriera, quanto al crescere dell’esperienza professionale. Ciò significa che quello degli insegnanti è un percorso nel quale viene diluita l’idea di un sacrificio iniziale in relazione a un vantaggio successivo, mentre l’unico vero “premio” rischia di essere rappresentato dal ritorno alla casa d’origine, in zone dove il costo della vita è generalmente più basso.

Potrebbe allora non essere più considerato un tabù provare quantomeno a discutere di una parte di retribuzione legata al territorio in cui si vive, o di bonus casa per gli insegnanti come avviene già per libri e dotazioni tecnologiche, per non parlare di merito e capacità di verificare l’impegno e la qualità dell’insegnamento. Quando si parla di studio, di casa e di lavoro stiamo discutendo delle fondamenta di una società.

Massimo Calvi

Avvenire, 23 settembre 2023