UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Joyce e Penny, salvati a scuola. Il “contagio” dell’accoglienza

La storia di due minori non accompagnati dalla Sicilia al Meeting (e ora in un libro)
30 Agosto 2023

Una vita salvata dall’amore. Si potrebbe racchiudere in questa frase la storia di Joyce, scappato dalla guerra civile in Mali e accolto da una comunità di sconosciuti in Sicilia. Sconosciuti ma pronti a conoscere, e poi ad abbracciare quel ragazzino sbarcato con il cuore colmo di paura e di domande in una terra di cui ignorava l’esistenza e che oggi è la sua patria d’elezione. Ha 15 anni quando, nel 2016, Joyce giunge a Caltanissetta dopo avere attraversato assieme ad altri giovanissimi il Mediterraneo su un barcone che a pochi chilometri dalle coste siciliane si rovescia ma viene avvistato e rimorchiato dalla Guardia costiera.

È la storia delle migliaia di minori non accompagnati che sbarcano nel nostro Paese ogni settimana. La sua prosegue con l’arrivo nel centro di accoglienza e dopo pochi giorni l’ingresso nella scuola media Martin Luther King, un luogo speciale con insegnanti speciali che fanno a gara per farlo sentire a casa: regali, libri, disegni, compagni che s’improvvisano tutor. Tutto allora diventa più facile: imparare la lingua italiana, familiarizzare con un sistema scolastico così diverso da quello del Mali, frequentare le case dei compagni di classe e dissipare l’iniziale titubanza di qualche genitore. Nel percorso di Joyce c’è anche la sorpresa di un nuovo amico, venuto come lui dall’Africa e come lui accolto nella comunità scolastica: Penny, nigeriano, accomunato dalla medesima indicibile sofferenza, dal medesimo desiderio di riscatto e dalla medesima speranza in un’esistenza migliore. Joyce è musulmano, Penny cristiano, l’amicizia tra loro diventa l’emblematica testimonianza del fatto che il desiderio di felicità che vibra nel cuore di ogni persona è un collante più forte di qualsiasi differenza.

Nella scuola Martin Luther King la presenza di Joyce, Penny e di altri giovani migranti diventa per gli insegnanti l’occasione per costruire percorsi didattici innovativi basati sulla valorizzazione delle culture, sullo scambio reciproco e su uno stretto rapporto con le famiglie e col territorio. È un patrimonio educativo che trova espressione anche nel progetto “Scuola e persona” e ottiene un pubblico riconoscimento, quando l’istituto nisseno risulta tra i vincitori del concorso nazionale organizzato dall’Istituto nazionale del dono, e Joyce e compagni sono ricevuti in udienza da Papa Francesco. Anche il Meeting di Rimini coglie in quello che accade in quella scuola un esempio virtuoso che è stato valorizzato nella mostra “Nuove generazioni. I volti giovani dell’Italia multietnica”, che ha raccontato a migliaia di visitatori la vita e le attese dei “nuovi italiani”. In un video realizzato per l’occasione Joyce sintetizza in poche parole il valore dell’esperienza che sta facendo: «Ho imparato che non c’è integrazione senza amicizia”» Sono passati sette anni dalla fuga dal Mali, Joyce è stato raggiunto in Sicilia dalla fidanzatina che è diventata sua moglie. Questa storia che assomiglia a una favola viene ora raccontata da Marilena Pelonero, una delle insegnanti che ha accolto Joyce, in un piccolo libro che nel titolo racchiude il senso di un’esperienza: “Abbracci”.

Nell’introduzione il magistrato Giovanbattista Tona scrive parole sagge: «Gli insegnanti di Joyce e Penny non si sono chiesti se fosse meglio aiutarli a casa loro o inserirli in complesse progettualità politiche di integrazione. Erano lì e li hanno aiutati, con gli strumenti che avevano e con quelli che si sono inventati. Sorretti dalla forza dell’amore: amore verso il loro lavoro, amore per le vite che crescono, amore per tutte le manifestazioni dell’umanità».

Giorgio Paolucci

Avvenire, 27 agosto 2023