UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’alunna “promossa” dal Tar. «Ferita l’alleanza educativa»

Bocciata con sei insufficienze, di cui una grave, una studentessa di prima media non perderà l’anno dopo l’accoglimento del ricorso della famiglia
23 Agosto 2023

Chi decide se uno studente deve essere bocciato, gli insegnanti o i giudici? E quando si arriva al Tribunale, cosa resta dell’alleanza educativa tra famiglia e scuola? Sono le domande che fanno da cornice alla vicenda della ragazzina di prima media dell’Istituto comprensivo statale Tivoli V, prima bocciata dal collegio docenti, con sei materie insufficienti, di cui una grave e poi “promossa” in seconda dal Tar del Lazio, a seguito del ricorso presentato dai genitori. Una vicenda non nuova che, però, riporta in primo piano la “funzione” della scuola e il rapporto centrale con la famiglia, per un’alleanza educativa che, nel caso di Tivoli, pare proprio irrimediabilmente consumata. «Quando la giustizia entra nel merito dell’operato di un collegio di insegnanti siamo già davanti ad una ferita nella comunità educante», ricorda Danilo Casertano, maestro di strada e ideatore della Pedagogia dei Talenti.

In questo caso, la contrapposizione è anche tra gli insegnanti e i magistrati amministrativi. Se per i primi, infatti, l’impegno della ragazzina si è rivelato «scarso e inadeguato sia nell’esecuzione dei compiti che nello studio», pur in presenza di una «frequenza regolare» e di un comportamento «buono», per il Tar la scuola non ha messo a disposizione dell’alunna «sistemi di ausilio e di supporto per il recupero». In sostanza, secondo i giudici i professori non avrebbero considerato il percorso della studentessa dall’inizio alla fine: «L’alunna, dal primo mese di scuola fino al termine delle lezioni, ha visto incrementare le proprie conoscenze e migliorare i propri voti», scrivono i giudici nella sentenza. Proprio per questo, a giudizio della magistratura amministrativa, gli stessi insegnanti avrebbero dovuto attivarsi per permettere all’alunna di recuperare. Giudizio in linea con l’orientamento espresso dal Consiglio di Stato (Sentenza 638 del 20 gennaio 2021), secondo cui, alla scuola media, la regola è la promozione e la bocciatura «un’eccezione». Una misura estrema da attivare quando tutte le altre strade sono state percorse. È stato così per la studentessa di Tivoli?

«Bisogna leggere la sentenza per entrare nel merito della situazione specifica delle persone coinvolte, che sono sempre molto più articolate e ampie di quello che voti possono esprimere – avverte Casertano –. Ci sono disturbi specifici di apprendimento? Neuro diversità da valutare? Uso di proposito la parola merito più volte proprio perché quello che suscita una vicenda come questa porta troppo pericolosamente alla contrapposizione tra la scuola seria e quella dei buoni sentimenti». Una dicotomia che non fa il bene della scuola e che genera soltanto «caos», secondo Casertano. Che sollecita «un ripensamento di sistema», nell’ottica del rilancio della comunità educante. «La famiglia è la prima comunità dove si educa ma da sola non consente il pieno sviluppo delle capacità di ognuno – chiosa l’esperto di educazione –. La scuola è quella comunità che accoglie le famiglie per andare insieme a educare i futuri cittadini della polis. Dobbiamo trovare i modi per farlo insieme altrimenti ci troveremo sempre più tutti contro tutti».

Una deriva da scongiurare anche per il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, intervenuto sulla vicenda: «Occorre una responsabilizzazione dei genitori all’interno dell’alleanza educativa che non deve contrapporre famiglie e scuola nell’interesse innanzitutto dei giovani», ha detto. Entrando nel merito del “caso” di Tivoli, Valditara a annunciato l’intenzione di «leggere attentamente la sentenza del Tar del Lazio, per appurare se ci sono stati difetti procedurali nel percorso che ha portato a una bocciatura votata all’unanimità, oppure se il pronunciamento che ha annullato quanto deciso dai docenti è frutto di un indebito giudizio nel merito del provvedimento».

Proprio per «definire norme più stringenti affinché, nel rispetto dei diritti di ogni cittadino e fatte salve le verifiche sulla regolarità delle procedure, non vengano messe in discussione valutazioni puramente tecniche che presuppongono specifiche competenze interne all’ordinamento scolastico», il Ministro ha «costituito un gruppo di lavoro composto da esperti nel diritto scolastico e nella giurisprudenza amministrativa». Sulla peculiarità del lavoro educativo affidato agli insegnanti, è intervenuta la sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, che, senza «mettere in discussione la sentenza del Tar del Lazio», riflette sulla «recente tendenza di contestare le decisioni delle istituzioni scolastiche attraverso mezzi legali». «La valutazione del rendimento degli studenti – ricorda Frassinetti – è un compito delicato, affidato ai docenti che li seguono durante il percorso, basandosi sulla propria esperienza e sulla conoscenza approfondita dei progressi degli alunni all’interno del contesto scolastico-didattico. In alcuni casi – osserva la sottosegretaria – il ripetere un anno potrebbe costituire un’opportunità preziosa per la crescita formativa e personale dell’alunno. È importante che genitori, insegnanti e studenti stessi collaborino per prendere decisioni che favoriscano al meglio il loro sviluppo», è l’appello finale.

Di «messaggio sbagliato e diseducativo», parla, invece, il deputato della Lega Rossano Sasso, già sottosegretario all’Istruzione del governo Draghi, ora capogruppo in commissione Cultura, Scienza e Istruzione. Per l’esponente del Carroccio, «con questa decisione, i giudici amministrativi hanno messo in discussione l’autorevolezza dei docenti che hanno seguito l’alunna per un anno e hanno legittimato un atteggiamento di disimpegno, suggerendo che non sia necessario fare sforzi perché si può ottenere lo stesso risultato». E di «sentenza vergognosa» parla, infine, il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che sottolinea il «messaggio diseducativo ai ragazzi e alle famiglie», lanciato dal Tar laziale.

Paolo Ferrario

Avvenire, 23 agosto 2023