UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La Maturità si lascia il Covid alle spalle

Prove ministeriali e commissione mista: i ragazzi temono l’esame «normale» dopo gli anni della dad
29 Maggio 2023

Manca meno di un mese all’esame di Maturità, il primo in un mondo tornato alla normalità del pre-pandemia. Niente facilitazioni quest’anno: tornano le due prove scritte ministeriali, un orale sul programma dell’ultimo anno e la commissione mista. «Troppo presto», lamentano gli studenti che sottolineano come la preparazione sia stata comunque minata dal Covid che negli ultimi anni li ha visti destreggiarsi tra lockdown, quarantene e didattica a distanza.

Laura Conficconi, Mattia Appodia e Francesca Burattini sono compagni di classe al Liceo classico Pascal di Pomezia. «Non mi sento troppo pronta – spiega Laura –, non ci aspettavamo un ritorno alla normalità così repentino. Ci sentiamo svantaggiati rispetto ai ragazzi degli ultimi anni perché anche noi abbiamo avuto difficoltà analoghe, ma l’impostazione dell’esame sembra non tenerne conto. Ci stiamo organizzando per fare a coppie i riassunti di ogni materia perché la prova più temuta da noi del classico è l’orale con la commissione esterna».

Temuta, ma sempre meno di quanto lo sarebbe stata una seconda prova di greco, rischio scongiurato: «Io personalmente non mi sento completamente perso – dice Mattia -. Sicuramente c’è ansia e incertezza, ma quando ho saputo che la seconda prova era di latino sono stato felicissimo. Questa settimana stiamo tutti lavorando per aumentare un pochino la media scolastica, all’esame ci penseremo dopo». Per Francesca «è giusto che l’esame sia tornato alla normalità, ma forse i tempi erano prematuri per una commissione esterna. Vado bene a scuola, ma sono terrorizzata dall’orale: abbiamo fatto quasi tre anni in dad e questo non ha dato a tutti la possibilità di seguire alla stessa maniera. Un commissario esterno non può rendersi effettivamente conto di cosa e di come è stato fatto».

Anche al liceo scientifico a fare paura è l’orale. Stefano Reynaud Bersanino studia al Cartesio di Montemario: «A preoccuparci di più è l’orale coi prof esterni. Non tutti gli insegnanti con la dad sono riusciti a seguirci bene. Ma come classe siamo fortunati, siamo riusciti a lavorare tanto anche in pandemia, e quest’anno abbiamo lavorato moltissimo. In questi giorni abbiamo fatto la simulazione della seconda prova di matematica: molti si sono spaventati della complessità, ma i professori ci hanno detto di aver preparato di proposito un test difficile, per prepararci alla peggiore delle ipotesi ». Silvia Antonazzo frequenta il Rosatelli di Rieti: «La matematica è stata la materia più difficile da seguire a distanza. Una prova elaborata da un docente interno sarebbe stata meglio tarata sulle reali conoscenze acquisite dalle singole classi, perché non tutti gli insegnanti sono stati

in grado di fare lezione allo stesso modo, né tutti i ragazzi di seguire. Ora il timore di trovare qualcosa che non si è riusciti a studiare bene è alto». Silvia ammette che si poteva fare di più, ma sottolinea che ai ragazzi sarebbe bastato un po’ di ascolto. «In dad c’è stato chi ha dormito e chi è riuscito a sfruttare il tempo per migliorarsi. Ma siamo esseri umani che hanno vissuto in un’età delicata un evento storico che ha portato tanti effetti negativi. Sarebbe stato bello ricevere ascolto: forse dal ministero si sarebbero accorti che la nostra ansia è diversa da quella che hanno avuto tutti i ragazzi alle prese con la maturità in passato».

Ma i ragazzi sono davvero così impreparati? Un’analisi più oggettiva possono fornirla i docenti. «Le lamentele degli studenti sono comuni a tutte le generazioni – spiega Cristina Rossi che a Veroli insegna storia e filosofia –, sicuramente l’elemento Covid va tenuto in considerazione, ma questo non può essere un alibi. I ragazzi sono molto più fragili e il Covid ha acuito tutta una serie di problemi pre-esistenti, primo fra tutti la crisi della famiglia. Nel periodo della dad alcuni ragazzi sono stati ancora più soli, ma il Covid non può essere usato come capro espiatorio dell’incapacità di affrontare delle prove».

Claudia Fantini insegna inglese all’IIS Pertini di Alatri, è la responsabile dell’indirizzo Ipia – Mat: «Noi docenti siamo contenti, era importante tornare alla normalità, ma i ragazzi avrebbero preferito l’esame facilitato degli anni scorsi. Qui la prova più temuta è la seconda scritta, preparata dal ministero. Proprio per questo stiamo facendo tante simulazioni: vorremmo farli arrivare ad affrontare l’esame con serenità. Siamo certi che non arriverà nulla che non possano affrontare».

Barbara Zarda insegna religione al Liceo Pascal di Pomezia. La sua percezione è che gli studenti siano davvero «un po’ più impreparati perché c’è chi è riuscito a lavorare bene anche in dad e chi no. È comprensibile che per loro sia stato un colpo ricevere la notizia di un esame tornato al pre-pandemia. Ma sono ragazzi e in quanto tali hanno tante risorse: si rimboccheranno le maniche, come sempre, e affronteranno bene anche questa prova».

Monia Nicoletti

Lazio Sette, 28 maggio 2023

(foto Romano Siciliani)