UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Un metodo che fa cultura e apre al mondo»

Intervista a Ernesto Diaco, responsabile dell’Ufficio CEI per la scuola e l’università: Leggere il giornale educa a capire la realtà
14 Marzo 2023

Una «occasione importante per offrire a un giovane universitario uno sguardo più ampio nel suo percorso formativo». Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei, commenta di progetto che impegna i collegi universitari della Cattolica e Avvenire. «Il rischio durante una fase così importante della propria formazione – prosegue Diaco – è che ci si possa concentrare molto, e forse solo, sull’ambito di studio, perdendo il contatto con tutto ciò che è attorno a noi».

Dunque la lettura del quotidiano come legame con il mondo?

Direi di più. Ai giovani serve una bussola per orientarsi nel mondo, anche in quello dell’informazione. Ecco perché non solo la lettura ma anche la possibilità di incontrarsi con professionisti della comunicazione, è una occasione importante per acquisire questa bussola. Per questo giudico il progetto che coinvolge i quattro collegi dell’Università Cattolica un progetto apprezzabile e da sostenere. Anche perché nella visione di uno sguardo più ampio offerto ai giovani universitari è lo strumento che in un percorso formativo fa la differenza tra erudizione e cultura.

In che modo?

Lo dirò con parole semplici: l’erudizione è l’accumulo di nozioni. Si sanno molte cose, ma questo sembra essere quasi fine a sé stesso, non produce molto, soprattutto per gli altri. La cultura, al contrario, assume queste nozioni, queste informazioni e questi pensieri non limitandosi ad accumularli in un angolo del nostro cervello, ma li valuta, li smonta e rimonta, ricostruisce scenari e situazioni, con il risultato di aprirti a nuove prospettive. Ecco: imparare a leggere il quotidiano, a orientarsi nel mondo dell’informazione, permette a chi vuole farlo di aprirsi al mondo e a individuare nuove prospettive utili a tutti.

Eppure oggi ci troviamo inondati di informazioni, soprattutto sui social, che sono uno spazio molto usato di giovani.

L’informazione, o meglio le informazioni, è ampia e i social sembrano averla resa accessibile a tutti ancora di più. Ma anche in questo caso siano all’erudizione, all’accumulare notizie, senza avere la capacità di chiavi di lettura.

Pensa, allora, che si dovrebbe iniziare sin da piccoli a imparare a leggere il quotidiano, ad avvicinarsi al mondo della comunicazione?

Credo che a tutti i livelli scolastici si possa e si debba entrare in contatto con il mondo della comunicazione, ovviamente rispettando le varie fasce d’età. Ma è importante che anche attraverso la lettura del quotidiano si impari a fare quell’opera di comprensione del mondo che ci sta attorno e di quanto vi accade. Non solo saperlo, ma anche analizzarlo. Anche per questo credo che non si debba limitare questo esercizio al solo ambito scolastico – e in questo campo penso che gli istituti cattolici potrebbero immaginare progetti specifici – , interessando per esempio gli oratori, i centri giovanili, persino le società sportive. Avere contatti con ragazzi e giovani può essere d’aiuto agli stessi comunicatori.

Per esempio?

Parlare ai ragazzi, farsi capire, dare informazioni richiede chiarezza, trasparenza e semplicità. Se i professionisti della comunicazione tenessero conto di tutto questo nello svolgere la propria professione sarebbe importante anche per loro.

Enrico Lenzi

Avvenire, 14 marzo 2023