UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

130mila bambini a rischio povertà educativa

Scuole dell’infanzia, primo rapporto Invalsi
18 Luglio 2020

Niente prova Invalsi per i bambini della scuola dell’infanzia. Lo ha annunciato la presidente dell’Istituto, Anna Maria Ajello, presentando, ieri pomeriggio, i risultati della sperimentazione del Rav (Rapporto di autovalutazione) che, per la prima volta, ha scattato una fotografia “in alta definizione” di un segmento scolastico ancora poco conosciuto. La ricerca ha coinvolto 1.828 istituzioni scolastiche, di cui 1.155 statali, 80 comunali e 593 paritarie.

Il primo dato che balza all’occhio è l’età media piuttosto elevata delle insegnanti (per il 99% il personale educativo è composto da donne): il 35% ha tra 45 e 54 anni e un altro 35% tra 55 e 64 anni, è inoltre presente un 3% con oltre 65 anni. Solo lo 0,9% delle insegnanti ha meno di 25 anni, il 5,2% ha un’età compresa tra i 25 ed i 34 anni e circa il 20% tra i 35 e i 44 anni. Mediamente, a ciascuna insegnante sono affidati 12 bambini. Il dato varia di poco da regione a regione. Quelle con il numero più alto di bambini per insegnante sono il Lazio e la Sicilia, con una media di 14 bambini per maestra. Le regioni, invece, con un numero medio di bambini più basso per insegnante sono Basilicata, Calabria e Friuli Venezia Giulia, con circa 10 bambini per docente. Per quanto riguarda i bambini con cittadinanza non italiana, sono 11 per scuola. Qui le differenze tra i territori sono notevoli, passando da quasi 3 bambini stranieri per scuola dell’infanzia della Sardegna a 19 bambini in quelle dell’Emilia Romagna.

Sul versante delle strutture, in media la scuola dell’infanzia ha sette aule, ma il 51,9% non ha la palestra, il 34,3% non ha laboratori, il 21,7% non ha un salone e il 16,6% nemmeno la mensa. Inoltre, una scuola su cinque non ha la certificazione di agibilità e il 48% non ha il certificato di prevenzione incendio. Il 96,5% ha, invece, le porte antipanico anche se soltanto il 39% ha scale di sicurezza esterne e il 25% non ha i servizi igienici per i disabili. Il rapporto Invalsi misura anche lo svantaggio e la povertà educativa dei piccoli alunni. In media, il 14% dei bambini vive in famiglie con situazione di svantaggio socio-economico.

Considerando che gli iscritti alla scuola dell’infanzia sono 950mila circa (tra scuole statali e paritarie), si tratta di più di 130mila bambini che vivono in famiglie disagiate. Inoltre, se i bambini hanno relazioni molto positive con i docenti (77,8%), si deve lavorare sulla loro autostima (molto alta solo per il 28,7% delle scuole rispondenti) e sulla loro disposizione ad apprendere (molto buona per meno della metà dei bambini, secondo le dichiarazioni delle scuole). Infine, il rapporto Invalsi segnala che ha una buona fiducia in sé solo il 45% dei bambini e una buona curiosità e interesse a imparare il 66%. Solo il 16% circa delle scuole ha però criteri condivisi per comprendere se i traguardi formativi sono stati raggiunti. Preoccupa inoltre che solo il 26% circa dei bambini, secondo i loro docenti, abbia acquisito la lateralizzazione e sappia distinguere la mano destra dalla sinistra, aspetto essenziale per imparare a leggere, scrivere e far di conto.

Paolo Ferrario

Avvenire, 16 luglio 2020