Franco Garelli
Educazione
Il Mulino 2017
Pagine 157
€ 12,00
Educazione. Per alcuni un peso di cui disfarsi, per altri una risorsa senza la quale qualsiasi gruppo è destinato prima o poi a sgretolarsi. Educare oggi si può? L'educazione è solo una tecnica e una costruzione di competenze? Che si parli di ammonimenti o di «prediche», di modelli o di esempi, il problema attraversa la famiglia, la scuola, le associazioni del tempo libero e le relazioni di lavoro, e chiama sempre in causa la questione dei valori. Di certo, anche per le generazioni dell'era virtuale lo scambio diretto a fini educativi tra le persone - adulti-giovani, maestro-allievo - resta qualcosa di insostituibile.
Franco Garelli insegna Sociologia dei processi culturali e Sociologia delle religioni nell’Università di Torino. Tra i suoi libri con il Mulino «I giovani, il sesso e l’amore» (2000), «Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo» (2011) e «Piccoli atei crescono» (2016).
Recensendo il volume su “Avvenire”, Umberto Folena scrive: “E la scuola, l’altra 'agenzia educativa'? Sarà davvero, come talvolta le viene rimproverato, «responsabile di tutto»? Di sicuro appare attraversata da 'anime' e progetti contrastanti. Ma davvero gli studenti sono quei 'pappamolle' che troppi media amano mettere alla berlina? Garelli, manco a dirlo, scuote il capo e cita un libro americano mai tradotto in Italia (forse non a caso, visto che complica le letture piatte tanto in voga in Italia), America’s Teenagers. Motivated but Directionless, frutto del lavoro di un gruppo di ricerca di Chicago, The Ambitious Generation”. E ancora: “I giovani – è la convinzione di Garelli – non sono insensibili al fascino dell’educazione e gli adulti impegnati in ruoli formativi hanno una grande responsabilità nell’orientare e motivare le nuove generazioni. Ci può essere una vera conclusione, che “chiuda” il discorso, attorno all’educazione, se è un processo continuamente in atto? No. Ma alcune certezze Garelli le confida. Come questa: «Sono del tutto convinto che il segreto di una buona educazione risieda più in quello che non si dice che in quello che si rende manifesto». Più che affastellar parole, meglio puntare a fatti, presenze, attenzioni. Per dire ai giovani: ci state a cuore, meritate il nostro sguardo, siete per noi persone preziose”.
Leggi qui l’intera recensione: https://www.avvenire.it/agora/pagine/educazione