UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La scuola: una casa di tutti, in cui tutti si aiutano

Don Domenico Consolini (Verona): per la crescita dei bambini e dei giovani è necessario un coinvolgimento corale
5 Ottobre 2020

In occasione dell’uscita del Sussidio “Educare, infinito presente”, elaborato dalla Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università a conclusione del decennio sull’Educare alla vita buona del Vangelo, abbiamo rivolto alcune domande a don Domenico Consolini, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica della Diocesi di Verona e referente regionale per la pastorale della scuola e dell’università.

In base alla sua esperienza, quali attenzioni o aspetti manifestano al meglio l’amore e l’impegno della Chiesa per la scuola? C’è un’esperienza o un’iniziativa in particolare che vuole segnalare?

La Chiesa, come ricorda Paolo VI è “maestra di umanità” e quindi da sempre ha guardato con attenzione e amore all’ambito educativo. Tale amore oggi si può manifestare nella cura delle relazioni, dove prima di istruire si educa, e dove ogni ragazzo e ragazza è persona prima che studente. Anche per quanti operano nella scuola, docenti, dirigenti, personale ausiliario, è importante evitare di diventare dei burocrati o peggio ancora devoti servitori di un’istituzione che, se non forma la persona, ha smarrito il proprio senso. Per quel che concerne le iniziative, ricordo il progetto di collaborazione tra Caritas e scuole che vede gli studenti guide e custodi delle chiese cittadine nell’ambito del progetto Verona Minor Hierusalem. In questo modo, i ragazzi si confrontano con le povertà di oggi e con il patrimonio culturale della città scoprendo che quanto hanno studiato li ha arricchiti nel cuore per essere a loro volta capaci di aiutare, incoraggiare, arricchire quanti incontrano.

Quali sono le sfide e i temi più rilevanti per la scuola di oggi a cui anche la Chiesa può dare un contributo?

Nel tempo presente la scuola è chiamata ad essere inclusiva e formativa, per aiutare gli studenti a guardare al mondo con occhio critico e profondo, perché siano cittadini responsabili e attivi, in grado di costruire una società più giusta e solidale. La Chiesa ha sempre avuto tra i suoi obiettivi la promozione umana, la crescita nella verità e la formazione della coscienza. Oggi più che mai essa, casa di tutti in cui tutti si aiutano, può sostenere il processo che rende la scuola inclusiva, accogliente verso chi ha disabilità, difficoltà, limiti; concretizzando così il motto che don Milani aveva esposto a Barbiana: “I CARE”.

Come pensa che il sussidio possa aiutare le comunità cristiane a rafforzare il rapporto tra le realtà ecclesiali e le scuole?

Oggi si assiste ad una sorta di scollamento tra la società civile e la scuola e questo è vero anche in ambito ecclesiale. Della scuola si parla solo quando ci sono problemi, se ne evidenziano solo i limiti e le difficoltà, si sottolinea ciò che non funziona. Anche per le comunità cristiane c’è il rischio di condividere questa visione negativa e di demandarne la presenza pastorale agli esperti. Spero che il sussidio renda visibile il coinvolgimento corale necessario per la crescita dei nostri bambini e ragazzi e di conseguenza l’importanza che rivestono parrocchie e diocesi nel mostrare vicinanza e simpatia per la scuola. Una Chiesa “in uscita” diventa più vera se include la scuola tra gli obiettivi della sua vocazione missionaria.