UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Antonella Polimeni, prima donna alla guida della Sapienza

L'augurio della nuova rettrice
30 Novembre 2020

La Sapienza di Roma per lei non ha alcun segreto. Migliaia di volte negli ultimi 25 anni ha percorso i viali e i corridoi dell’ateneo. Un luogo familiare, tanto che ogni volta che varca il cancello d’ingresso «la sensazione è quella di essere a casa». A parlare è Antonella Polimeni, dal 13 novembre prima rettrice donna di un’università che vanta grandi numeri. Settecento anni di storia, circa 115mila studenti, di cui 9.600 internazionali, con a disposizione un ricco ventaglio di offerte formative che comprende 288 corsi di laurea e laurea magistrale, 177 master di primo e secondo livello, corsi di specializzazione, di formazione e di alta formazione. E ancora: oltre 1.700 amministrativi nelle strutture ospedaliere, 3.300 docenti, 2.200 tecnici amministrativi e bibliotecari impiegati in 11 facoltà, una scuola superiore di studi avanzati, una scuola di ingegneria aerospaziale, 58 dipartimenti, 50 biblioteche (di cui 4 aperte h24), 18 musei, 2 policlinici universitari.

Nata a Roma il 6 ottobre 1962, Antonella Polimeni è entrata a La Sapienza negli anni ‘80 in qualità di studentessa della facoltà di Medicina. Qui ha intrapreso tutta la sua carriera, esclusa una parentesi dal ‘91 al ‘95, quando svolse il suo primo incarico accademico all’università di Tor Vergata. È stata direttore di dipartimento universitario, componente del nucleo di valutazione di ateneo e del consiglio di amministrazione, preside della facoltà di Medicina e odontoiatria. Una strada in salita che ha richiesto «tanti sacrifici, ore di studio, grande determinazione e passione», confida. Anni di duro lavoro che «però non sono mai pesati perché la passione assorbe la fatica».

L’insegnamento e la carriera universitaria sono stati i «sogni coltivati fin da bambina» e ora che siede sullo scranno più alto dell’ateneo si ritiene «una privilegiata» perché è riuscita a fare ciò che desiderava e al tempo stesso, «senza nessuna presunzione», spera di essere testimonianza per tutte quelle donne che aspirano a ricoprire posizioni ancora appannaggio degli uomini. «L’augurio è quello di incentivare le più giovani a lavorare sulle competenze, sull’autorevolezza e sull’autostima perché è possibile farcela», assicura la rettrice.

Valorizzare la partecipazione delle donne e promuovere il successo femminile sono temi cari alla rettrice. Se Charlotte Whitton, prima donna sindaco di Ottawa, negli anni ’60 diceva che «le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà», Polimeni risponde: «Pari opportunità per pari capacità», che è da sempre il suo motto. Necessario quindi «abbattere stereotipi che vedono anche studentesse brillanti ancora vittime della cosiddetta “segregazione orizzontale”», che porta le donne a scegliere percorsi di studio giudicati a loro più “adeguati” rispetto a indirizzi più “maschili”. «La fatica maggiore oggi – aggiunge la rettrice – è riuscire a conciliare la vita professionale con quella personale e familiare. Nel nostro Paese andrebbe aperta una seria e importante riflessione su come si devono supportare le politiche di conciliazione».

In queste settimane la Sapienza, come del resto tutti gli atenei, è pressoché deserta per rispettare le norme vigenti per contrastare l’epidemia Covid-19. In aula ci sono solo le matricole e in presenza si svolgono esclusivamente le attività di laboratorio e di tirocinio clinico. L’emergenza sanitaria, però, «ha funzionato da enzima – osserva la neo rettrice -. I fondi dedicati per l’adeguamento delle aule per la didattica a distanza sono stati l’occasione per informatizzare tutte gli ambienti di studio dell’ateneo. Le uniche criticità iniziali hanno riguardato la parte organizzativa ma l’emergenza ha velocizzato l’informatizzazione delle aule, che rimarrà per sempre».

Polimeni resterà in carica per i prossimi sei anni, affiancata da «una squadra che sarà composta da uomini e donne competenti». Nel suo programma tanti gli obiettivi prefissati, come «rendere l’ateneo sempre più inclusivo per gli studenti, sempre più con una didattica innovativa rispetto all’offerta formativa, con una maggiore offerta di corsi di laurea internazionali». Tra le strategie annovera anche «la semplificazione amministrativa. Un altro proposito è quello di potenziare le infrastrutture di ricerca – di base, traslazionale e clinica – e facilitare la ricerca transdisciplinare, con l’intento di riuscire a mantenere i nostri ricercatori migliori all’interno e attrarre i migliori ricercatori dall’esterno, con politiche che possano premiare i giovani migliori». Polimeni mira anche al «potenziamento della terza missione dell’università rispetto a Roma Capitale, alla Regione e all’intero territorio nazionale. Bisogna rafforzare il contatto tra l’ateneo e la società».

Roberta Pumpo

Roma Sette, 27 novembre 2020

 

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