UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il Patto educativo di Napoli in bilico

Alle 217 scuole coinvolte nel progetto mancano i 41 milioni di euro stanziati nel Pnrr. L’appello dell’arcivescovo Battaglia: «La burocrazia non blocchi tutto»
12 Dicembre 2022

In teoria ci sarebbe tutto perché dalle parole si passi ai fatti. Sono trascorsi, infatti, già sette mesi dalla firma del Patto educativo per l’area metropolitana di Napoli, avvenuta il 13 maggio scorso in un luogo che più simbolico non poteva essere del dramma dell’abbandono scolastico nel Napoletano: il carcere minorile di Nisida.

Ma alle 217 scuole napoletane individuate nell’ambito del Patto, nato dall’intuizione dell’arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia, subito sposata dalla diocesi sorella di Pozzuoli e, uno dopo l’altro, dal Comune di Napoli, dal governo di allora guidato da Mario Draghi, dalla Regione Campania e da diversi enti del Terzo settore, manca la cosa più importante per passare alla fase due: i soldi del Pnrr che dovrebbero farlo entrare nel vivo. Nello specifico, si tratta di 41 milioni destinati alle scuole del Napoletano, 15 dei quali assegnati a 78 istituti della sola Napoli. Stanziati, assegnati, i 180mila euro destinati a testa ai 217 istituti scolastici interessati dal Patto non sono tuttavia ancora stati bonificati. Mancano inoltre le Linee guida ministeriali su come spendere tali risorse.

Giovedì scorso, nel giorno in cui la Chiesa celebra l’Immacolata Concezione, all’interno della sua terza lettera d’Avvento indirizzata alla città lo stesso arcivescovo Battaglia ha lanciato l’allarme sull’effettiva realizzazione di quanto promesso nel maggio scorso «a tutti i figli di Napoli, in particolar modo ai più emarginati ». « La burocrazia non blocchi il Patto», ha ammonito Battaglia, che poi ha aggiunto: «Come vorrei, cara Napoli, che nel tempo presente si guardi realmente alla gioia dei bambini, senza arenarsi, tra burocrazie e linguaggi differenti, senza cedere a visioni miopi e poco lungimiranti che riducono il Patto educativo alla gestione dei fondi del Pnrr».

Le preoccupazioni dell’arcivescovo di Napoli sono condivise da Marco Rossi-Doria, una vita a combattere la povertà educativa con l’esperienza dei maestri di strada e oggi presidente dell’impresa sociale “Con i bambini”, che nel Patto ha investito 60 milioni e a Napoli finanzia diversi progetti anti-dispersione. Dal canto suo, il Comune di Napoli ha convocato per domattina un incontro che farà il punto proprio sul Patto. Nell’occasione saranno presentati, sulla base di una nuova piattaforma informatica voluta dall’amministrazione che fa capo al sindaco Gaetano Manfredi, i dati aggiornati sull’abbandono scolastico in città. « In attesa delle linee guida nazionali sull’uso dei fondi Pnrr per le scuole – annuncia il Comune in una nota diffusa nei giorni scorsi –, il Comune darà ora il via a reti territoriali e ai Patti educativi di comunità, due strumenti fondamentali per intercettare e di conseguenza soddisfare le necessità delle platee scolastiche». I soldi destinati nell’ambito del Patto alle scuole del Napoletano più a rischio abbandono scolastico – storicamente alla base dell’ingresso nella manovalanza della camorra, nel mondo della microcriminalità, del lavoro sottopagato e della disoccupazione – sono parte del miliardo e mezzo destinato dal Pnrr al divario educativo nel Paese. Poco meno della metà di questi fondi (500 milioni) riguardano la lotta alla povertà educativa per i ragazzi fra i 13 e i 18 anni. Da questo capitolo sono stati tratti quelli destinati alle scuole napoletane.

Ma cosa non ha funzionato nella catena di comando che doveva farli arrivare in tempo? Intanto, tutto va contestualizzato nel clima di fibrillazioni già in corso all’epoca all’interno della maggioranza parlamentare che sosteneva il governo Draghi, che avrebbero portato di lì a poco alla fine anticipata della legislatura. Inevitabile, a questo punto, che la palla passi al governo in carica e al suo ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, chiamato a portare avanti i progetti avviati dal precedente governo. Tra questi, un posto di tutto rispetto tocca proprio a quello che punta a non lasciare indietro centinaia e centinaia di ragazzi napoletani.

Antonio Averaimo

Avvenire, 11 dicembre 2022

(foto Siciliani)