UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Alunni con cittadinanza non italiana, fra calo e criticità irrisolte

dati del XXXI Rapporto Caritas-Migrantes 2022: permangono ostacoli per la tanto auspicata integrazione nel sistema educativo del Paese
1 Dicembre 2022

Una novità del report annuale del Ministero dell’Istruzione, riportata dal Rapporto Caritas-Migrantes 2022, è la diminuzione del numero degli alunni con cittadinanza non italiana. Nell’anno scolastico 2020/2021 preso in considerazione il calo è stato di ben 11mila unità rispetto a quello precedente. Si tratta della prima volta che accade dal 1983/84, ovvero da quando sono state fatte rilevazioni statistiche attendibili.

Nonostante la diminuzione, però, il Rapporto indica come la percentuale degli alunni con cittadinanza non italiana sul totale della popolazione scolastica rimane inalterata (10,3%), dal momento che sono diminuiti anche gli alunni di cittadinanza italiana.

Ma come interpretare il calo di questa tipologia di studenti? “Certamente si tratta di un effetto dovuto anche alla pandemia da Covid”, si legge nella ricerca. “In particolare il calo di alunni è più consistente nella scuola dell’infanzia (-12.742 bambini), assecondato dal carattere non obbligatorio della frequenza. Una flessione negativa, però, si nota anche nella scuola primaria (-8mila). Un’altra spiegazione potrebbe essere rinvenuta nell’aumento dell’istruzione parentale”.

In compenso la distribuzione territoriale degli alunni con cittadinanza non italiana non si discosta molto dalle analisi degli anni precedenti con grande disomogeneità tra Nord e Sud Italia: “La Lombardia resta la regione con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana (220.771), mentre l’Emilia Romagna si conferma quella con l’incidenza più alta (17,1% sul totale della popolazione scolastica regionale)”.

Anche le provenienze degli alunni sono rimaste quasi inalterate. Ai primi posti bambini e ragazzi di origine rumena, albanese, marocchina e cinese, mentre quasi il 45% è di origine europea, e i dati mostrano una costante crescita delle nuove generazioni provenienti da contesti migratori.

In merito alle scelte, quelle degli studenti con cittadinanza non italiana si sono indirizzate “per l’82,1% dei casi, verso le scuole secondarie di secondo grado e per il 9, 5% verso la formazione professionale, con un comportamento simile a quello degli studenti italiani”.

Permangono, in ogni caso, due problemi ben evidenziati dal testo Caritas-Migrantes: il ritardo e l’abbandono scolastico. La prima criticità caratterizza gli studenti più che le studentesse e malgrado le cifre evidenzino un miglioramento rispetto al passato, il ritardo è ancora un grande ostacolo per la tanto auspicata integrazione nel sistema educativo del Paese. L’esame del fenomeno mostra come sia cruciale il biennio delle scuole secondarie di secondo grado.

Una conseguenza del ritardo e anche l’abbandono scolastico. L’indicatore europeo degli ELET (Early Leaving from Education and Training), che prende in considerazione giovani tra i18 e i 24 anni e non inseriti in percorsi d’istruzione o formazione professionale, evidenzia che gli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli a più alto rischio di abbandono: l’indicatore ELET del 2020 riferito agli studenti provenienti da contesti migratori, è pari al 35,4% contro una media nazionale del 13,1%.