UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Parolin e Amato: «Un secolo dalla parte dei giovani»

Il Segretario di Stato e il Presidente della Corte Costituzionale all’incontro che conclude le celebrazioni del centenario dell’Università Cattolica
19 Maggio 2022

Padre Agostino Gemelli fondando l’Università Cattolica «ha saputo andare incontro alla storia e ne ha cambiato il corso». Un giudizio davvero lusinghiero, reso ancora più interessante dal fatto che a pronunciarlo è un esponente del mondo laico: il presidente della Corte Costituzionale, premier emerito e più volte parlamentare socialista Giuliano Amato. Lo fa nell’incontro conclusivo del ciclo che l’Università Cattolica ha voluto dedicare al proprio centenario di vita incontrando protagonisti di tutti i campi, come ha ricordato il rettore Franco Anelli introducendo l’incontro. Ieri pomeriggio nell’aula Pio XI assieme al presidente della Consulta anche il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Due figure che ben rappresentano i due campi nei quali l’Università Cattolica ha posto la propria attenzione: la Chiesa e lo Stato italiano.

«Quando dico che padre Gemelli con la sua intuizione ha cambiato il corso della storia penso a come l’ateneo abbia pensato in tempi bui precedenti la dittatura e in una crisi del regime parlamentare liberale, a preparare una nuova classe dirigente, ma soprattutto come questa intuizione è diventata realtà» dopo la caduta del nazifascismo «nella fase della Costituente, con figure legate all’ateneo come Giorgio La Pira, Amintore Fanfani e Giuseppe Lazzati». Un compito, sottolinea ancora Amato, che non viene meno neppure oggi, «continuando a offrire il proprio contributo sulla cultura solidaristica, del saper riconoscere l’altro e affrontare le difficoltà che ne possono sorgere. Un pensiero quanto mai necessario e cruciale in questo tempo storico nel quale viviamo in una società davvero multietnica e multiculturale. Ecco penso che l’Università Cattolica continui ad aiutare i suoi studenti a non voltarsi dall’altra parte, fornendo un insegnamento formativo e non soltanto informativo».

Poco prima era stato il segretario di Stato vaticano, cardinale Parolin ha ricordare che «già Paolo VI non aveva esitato a qualificare l’Università Cattolica come palestra e modello di serietà, di severità, di rigore sia scientifico che scolastico, invitando a spingersi avanti nella ricerca, nell’esperimento, nel perfezionamento della vostra fatica». Del resto il rapporto tra la Chiesa cattolica e l’ateneo fondato da padre Gemelli è ben documentato nel terzo volume della Storia dell’Università Cattolica, curato dall’assistente ecclesiastico generale il vescovo Claudio Giuliodori.

Ma se da una parte «i due corposi toni costituiscono un’organica e ragionata raccolta di interventi del magistero all’indirizzo di questa istituzione – sottolinea il cardinale Parolin –, lo stesso ateneo ha reso alla Chiesa un peculiare servizio, impedendo che se ne spegnesse la curiosità intellettuale e tenendone viva l’inquietudine spirituale». E «nel tempo della crisi, l’ateneo si è posto come punto di riferimento e come luogo di rielaborazione critica rispetto a formulazioni che non potevano più essere recepite passivamente, né meccanicamente risolte all’interno di un contesto in vertiginosa evoluzione». Il tutto in una «comunità di persone aperte alla realtà», perché «educare è anzitutto, e forse esclusivamente, una questione di cuore», come ha ricordato anche il Papa «nella sua visita alla facoltà di Medicina al Policlinico Gemelli di Roma», ha ricordato il cardinale Parolin. E in questo senso «si potrebbe dire che un’Università Cattolica è sempre e comunque un’Università del Cuore: meglio del Sacro Cuore».

Insomma, conclude il vescovo Giuliodori, «possiamo dire che le parole del cardinale Andrea Carlo Ferrari annunciando nel 1920 l’imminente fondazione dell’ateneo: “Noi speriamo che la nostra Università abbia da preparare all’Italia giorni più sereni, formando uomini competenti nelle scienze umane ma addestrati e coltivati con spirito cattolico”. È l’augurio più bello che possiamo farci anche per i prossimi 100 anni».

Enrico Lenzi

Avvenire, 19 maggio 2022

(foto Università Cattolica)