UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Vladic e gli altri bimbi, la vita ricomincia dalla scuola

L’istituto paritario “Sacro Cuore” di Novara è il primo in Italia a ricevere i profughi dell’Ucraina: quattro piccoli sono arrivati con le mamme
6 Marzo 2022

«La guerra ce l’hanno scritta in faccia». È nello sguardo dei bambini che si vede bene l’abisso di orrore, dolore e disperazione in cui è precipitata l’Ucraina. Gli stessi occhi smarriti e spaventati che, l’altro giorno, hanno incontrato gli alunni dell’istituto paritario “Sacro Cuore” di Novara, guidato dal preside Paolo Usellini, prima scuola in Italia ad accogliere i piccoli profughi che fuggono dalle bombe di Putin. Da venerdì mattina - anticipando anche la circolare inviata dal Ministero dell’Istruzione a tutte le scuole con le indicazioni sulle modalità di accoglienza - la scuola dell’infanzia e la primaria hanno quattro alunni in più, dai 4 ai 12 anni, arrivati in Piemonte al termine di un viaggio attraverso le città e le strade bombardate. Partiti da Ivano- Frankivs’k, località con 225mila abitanti nella parte occidentale del Paese, hanno viaggiato nell’automobile del nonno fino al confine con l’Ungheria e da lì hanno proseguito con un pulmino noleggiato da nonna Lina, badante ucraina in Italia da 22 anni.

È stata lei a organizzare la fuga dei bambini, grazie al sostegno di una famiglia di Novara alla quale è molto legata. La donna ha così chiamato la nuora con i due nipotini, Davide di 6 anni e Vladic di 4. Al gruppo si è unita un’altra mamma con Ivan, anch’egli di 4 anni e il figlio maggiore Temur di 12. I sei sono ora ospitati nella casa delle Sorelle della Carità, che si rifanno al carisma di San Vincenzo de’ Paoli. «Il Signore ha bussato al nostro cuore e noi abbiamo aperto la porta di casa», dice, ancora commossa, suor Marta Milone, direttrice della scuola dell’infanzia e della primaria, che ha accolto i quattro piccoli profughi e le loro mamme. I padri, così come il nonno che li ha accompagnati al confine, sono rimasti in patria a combattere.

«Questi bambini sono così piccoli e già costretti a portare una croce molto pesante», riprende suor Marta, che con le insegnanti sta organizzando l’accoglienza nelle classi. Il primo giorno, i nuovi arrivati hanno giocato con i compagni, che si sono subito dimostrati accoglienti. Insieme hanno disegnato due grandi bandiere, dell’Italia e dell’Ucraina, unite da un cuore rosso. «I bambini sono gli unici puliti fino in fondo e, anche in questa situazione tanto difficile, ci insegnano come comportarci e che cosa realmente significa il termine “accoglienza”», riprende il preside Usellini.

Che racconta, con orgoglio, il moto di solidarietà che si è subito attivato, a Novara e dintorni, quando si è sparsa la notizia dell’imminente arrivo dei primi profughi. «Ho scritto una lettera a tutte le famiglie – prosegue il preside – è, in pochissimo tempo, ho ricevuto trentacinque telefonate di genitori disponibili ad accogliere in casa questi bambini, a farli giocare con i loro figli e a farli sentire, almeno un poco, in famiglia. Un nostro fornitore ci ha fatto avere 200 kit scolastici gratuiti, con matite, pennarelli e quaderni. Un nostro ex-allievo ha promosso una raccolta fondi. È stato molto bello e commovente vedere questo movimento spontaneo, dal basso».

Lo «tsunami di solidarietà» che ha positivamente travolto l’istituto ha messo le basi per i progetti a lungo termine che vedranno la scuola e gli alunni protagonisti da qui ai prossimi mesi. «Anche soltanto vedendo le immagini di distruzione che arrivano dall’Ucraina – sottolinea Usellini – non è pensabile che queste persone possano rientrare nelle prossime settimane e nemmeno nei prossimi mesi. Ora stiamo affrontando l’emergenza, ma già pensiamo al centro estivo e al prossimo anno scolastico. Stiamo scrivendo una bella pagina di scuola, resiliente e solidale – aggiunge il preside, con giusto orgoglio –. Ora dobbiamo strutturare percorsi utili alla crescita di questi bambini, già così duramente segnati».

Paolo Ferrario

Avvenire, 6 marzo 2022