UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Studia, inventa, prega, tutto in parrocchia

Nella parrocchia torinese della Madonna di Pompei è nato un vero laboratorio: tra un libro e una Messa, ci si cimenta anche nell’intelligenza artificiale
10 Giugno 2021

Lezioni online e aule studio chiuse non hanno scoraggiato un nutrito gruppo di giovani universitari che a Torino hanno trovato in una parrocchia gli spazi e l’opportunità di ritrovarsi, partecipare a competizioni internazionali, ma anche di vivere una esperienza di Chiesa 'in uscita' e capace di alimentare quelle speranze nel futuro che il Covid ha spento in tanti ragazzi. Accade a Torino, dove il direttore della Pastorale universitaria e fondatore del Servizio per l’Apostolato digitale, don Luca Peyron, è anche parroco della comunità di Madonna di Pompei, tra la stazione di Porta Nuova e il Politecnico. Con la pandemia ha deciso di mettere a disposizione degli studenti uno spazio attrezzato grazie anche a Fondazione Crt ed Inner Wheel, il 'Pompei Lab', ma non solo: di condividere con loro alcuni momenti in modo che in semplicità e con spontaneità tra un libro, la soluzione di un problema per una 'gara' c’è chi poi ha partecipato alla Messa nella comunità, c’è chi si è confessato, chi ha avviato o ripreso un dialogo spirituale, chi ha invitato altri giovani a varcare le soglie della parrocchia.

Sono nate amicizie e grandi sinergie in particolare con i giovani del Machine Learning Journal Club, un’associazione studentesca che si occupa di intelligenza artificiale con il desiderio e la missione di coniugare rigore scientifico ed azioni volte al bene comune e con successi importanti. L’ultimo qualche settimana fa partecipando al «Virtual br41n.io hackathon», una delle più importanti competizioni mondiali dedicata alla relazione cervello macchina. Hanno messo insieme così tanti team da far diventare i locali della parrocchia una delle tre sedi fisiche accreditate insieme a una università in Austria e una negli Emirati.

Ed è arrivato anche il successo: uno dei team ha vinto superando tremila concorrenti da 23 Paesi. Ed è stato significativo ricevere nei giorni successivi messaggi come questi: «È stato bello vedere come in poche ore sia possibile arrivare a una soluzione nonostante ci siano persone con background di lingue e culture differenti, e rivivere quel senso di vicinanza e confronto che si è perso in questo periodo in particolare per noi studenti». Oppure: «Grazie, poter stare insieme non dietro uno schermo credo abbia fatto la differenza e ci abbia dato ancora più la carica».

Federica Bello

Avvenire, 2 giugno 2021