UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Zamagni: prioritaria la lotta alle disuguaglianze

L’economista è intervenuto all’annuale evento di inaugurazione dei corsi di teologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
2 Marzo 2023

Nelle aule universitarie devono prendere forma le nuove risposte alle sfide economiche che stanno togliendo futuro e speranza. Ed è importante il contributo dei corsi di teologia. L’Università Cattolica del Sacro Cuore ieri ha chiamato Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, a pronunciare la prolusione, tradizionale appuntamento per gli studenti che segna l’inizio del secondo semestre, sul tema “L’insegnamento della Chiesa e le nuove sfide sociali in campo economico ed ambientale”.

Cosa lega economia e teologia? «Negli ultimi anni - ha dichiarato il rettore Franco Anelli - è sensibilmente aumentata la consapevolezza sull’urgenza di alcune sfide attuali, ma non possiamo ritenerci soddisfatti. Situazioni di disagio, politiche economiche ingiuste, comportamenti personali e collettivi poco rispettosi per l’ambiente ci inducono a credere che non è pienamente avvertita la serietà delle nuove sfide. Credo che le università – la nostra in particolare – debbano svolgere un ruolo prezioso nell’educare a sviluppare la sensibilità che consente di riconoscere le sfide più urgenti e ricercare soluzioni giuste». Per l’assistente ecclesiastico generale della Cattolica, i l vescovo Claudio Giuliodori, un altro motivo sono i richiami alla Economy of Francesco di papa Bergoglio. «La teologia - ha aggiunto - offre un contributo alla formazione integrale. Come riflessione sulla testimonianza di Dio nella storia include tutto, quindi anche l'economia».

Zamagni ha ripercorso le tre fasi della storia del pensiero sociale della Chiesa. La prima va dalla patristica al pensiero di San Francesco. Sono i francescani a inventare l’economia di mercato tra il 1300 e il 1400, avendo come obiettivo il bene comune che armonizza le dimensioni materiale, spirituale e socioeconomica. «Ma con la riforma protestante - ha proseguito - nella seconda fase è la dimensione materiale a prevalere e nasce il capitalismo nel 1700. Che non è economia di mercato». L’egemonia del pensiero economico protestante si consolida con la rivoluzione industriale. La Chiesa prova a porre rimedio ai guasti. «Ma gioca di rimessa - ha aggiunto l’economista - con confraternite e opere di misericordia, antesignani del terzo settore».

La terza fase si apre con le encicliche dei tre papi santi del ‘ 900. La “Pacem in terris” di san Giovanni XXIII, che compie 60 anni, la “ Populorum progressio” di san Paolo VI e la “ Sollecitudo rei socialis” di san Giovanni Paolo II e prosegue con il magistero di Benedetto XVI e di Francesco. «Non basta denunciare - ha sottolineato Zamagni - occorre aggredire le cause mettendo in discussione il capitalismo. Paolo VI definisce il concetto di strutture di peccato riferendosi alle regole del gioco volute da istituzioni economiche e finanziarie» Oggi «il capitalismo è una religione immanentista che crea miti». Le priorità? « La lotta alle disuguaglianze, che deriva dalla confusione tra crescita e sviluppo. Poi la questione ambientale che nasce dalla teoria errata della crescita illimitata. Quindi il tema del lavoro umano e decente. Inquietante la sfida del transumanesimo che prevede entro i l 2035 di dare all’uomo l’intelligenza ibrida». L’alternativa è il progetto neo umanista, la cui unica voce è la Chiesa.

«Ecco l’importanza della teologia - ha concluso Zamagni - che ha come fine il bene comune e non accetta la separazione tra economia e etica. Bisogna riscoprire il grande teologo De Lubac che invitava all’applicazione sociale del cristianesimo per essere felici».

Paolo Lambruschi

Avvenire, 2 marzo 2023