Se la giovinezza è un periodo delicato per quanto riguarda il rapporto con la fede, nel mondo universitario è, se possibile, ancora più difficile trovare sostegno e occasione per impegnarsi in un cammino cristiano. L’università è la “casa” degli studenti che la abitano – pendolari, fuorisede, cristiani e non – e vi spendono gran parte del proprio tempo ed energie.
Come si può essere studenti cristiani in un ambiente universitario laico?
Per cercare una risposta a questa domanda, lunedì 6 gennaio 2020, la Pastorale Universitaria, insieme a tutte le altre realtà giovanili della Diocesi, si è presentata davanti al nuovo arcivescovo Giuseppe Baturi, e ha chiesto degli strumenti e dei consigli per poter guidare gli studenti alla vita di fede, nonostante gli ostacoli e i dubbi tipici dell’ambiente accademico.
Il vescovo ha ribaltato la domanda e ci ha invitato a portare la fede nelle esperienze universitarie, a cercare occasioni per accrescerla. L’incontro con Cristo cambia in ogni età ed è giusto che anche l’universitario possa vivere questo incontro da studente, “con intelligenza, libertà e volontà”, senza separare la fede da ciò che siamo. I dubbi allontanano, chiudono in sé stessi e crescono. Trasformiamoli in domande che creino vicinanza e ci permettano di trovare le risposte che cerchiamo.
La Chiesa ha le risorse per soddisfare la nostra ricerca di verità: ecco il ruolo della pastorale. Un credere libero al servizio della Chiesa, in cui impegnarci con quello che quotidianamente siamo: giovani che vivono una dimensione universitaria in cui lo studio è strumento di crescita, le amicizie e i rapporti con i colleghi diventano occasioni per mostrare la bellezza della fede e rafforzare il nostro stare nel mondo. L’approccio culturale che la Pastorale Universitaria si pone è questo: la svolta di un’appartenenza cristiana che diventa vivere in pienezza l’oggi, e in cui l’impegno universitario è già una risposta alla vocazione cristiana.
Marta Lao
(da www.punica.it – blog della Pastorale Universitaria di Cagliari)