Primo, importante, via libera della Commissione Europea all’accesso ai fondi Pon per le scuole paritarie. Come comunicato dai ministri dell’Istruzione, Valeria Fedeli e della Coesione territoriale, Claudio De Vincenti, ieri da Bruxelles è arrivata la risposta positiva alla richiesta di modifica dell’Accordo di partenariato 20142020, che escludeva le scuole non statali dalla partecipazione ai bandi finanziati con i 3 miliardi di euro dei fondi strutturali europei. Esclusione, si legge in una nota del Miur, «che impediva di dare attuazione alla disposizione contenuta nella legge di Bilancio per il 2017». In quella sede, il Parlamento aveva ribadito che per «istituzioni scolastiche», quelle che, appunto, possono partecipare ai bandi Pon, si intendono «tutte le istituzioni scolastiche che costituiscono il sistema nazionale dell’istruzione », come stabilito dalla legge 62 del 2000. Quindi, sia le scuole statali che le paritarie. «Pertanto – prosegue la nota del Miur – sarà possibile celermente apportare con la Commissione le modifiche al Pon “Per la scuola”, necessarie al fine di allineare le relative modalità operative a quanto previsto dal legislatore italiano».
Un intervento che, secondo il sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi, fa «cadere un altro tabù sulla scuola paritaria ». Che, prosegue, «segue le regole, è verificata e controllata e fa parte a tutti gli effetti del sistema scolastico nazionale ». Concetto ribadito a chiare lettere nella richiesta di modifica dell’Accordo di partenariato, firmata dai capi dipartimento di Miur e Coesione territoriale, Carmela Palumbo e Vincenzo Donato: «Le scuole paritarie, seppur gestite da soggetti privati, contribuiscono al perseguimento degli obiettivi e delle finalità pubbliche del sistema di istruzione ed educazione che la Costituzione assegna alla scuola, garantiscono le medesime modalità di svolgimento degli esami di Stato, l’assolvimento dell’obbligo di istruzione, sono abilitate a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, rappresentano uno strumento di ampliamento dell’offerta di istruzione e di servizio pubblico ai loro studenti, assicurandone l’equiparazione dei diritti e dei doveri».
Inoltre, si legge sempre nella lettera dei Ministeri, le scuole paritarie «costituiscono una presenza diffusa anche nei territori più fragili del Paese » e dunque «si ritiene utile – scrivono Palumbo e Donato – riconoscere loro un ruolo fondamentale di presidio dei territori » e di «contrasto alla dispersione scolastica». Parole accolte con «grande soddisfazione» dalla vice-presidente del Forum delle famiglie, Maria Grazia Colombo, che in queste settimane ha seguito da vicino l’iter della vicenda, riportata alla luce con una lettera ad Avvenire. «Siamo molto contenti – dice – perché da oggi c’è una discriminazione in meno e questo è un grande passo avanti per tutto il Paese, che con questa decisione è molto più europeo». Soddisfazione è, infine, espressa anche dai presidi del Codires che ora «si augurano che il governo riesca, nei tempi utili, a rimediare alla discriminazione introdotta dal governo precedente, così che presto tutte le scuole possano utilizzare i fondi di tutti a servizio della didattica per tutti».
Paolo Ferrario
Avvenire, 14 ottobre 2017