UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Veneto, la frontiera da difendere degli istituti parrocchiali

C’è chi ha chiuso e chi resiste ai colpi della pandemia. «Serve un sostegno, anche per i costi del personale educativo»
30 Aprile 2021

Il prossimo settembre non riuscirà ad aprire la scuola dell’infanzia delle Suore Dorotee di Venezia. All’inizio di quest’anno scolastico ha chiuso 'Il Club dei Piccoli' di Pianiga, che accoglieva un gran numero di bambini disabili. Stefano Cecchin, presidente della Fism del Veneto, è preoccupato. «In regione dismettono l’accoglienza circa 10 paritarie l’anno, sia per mancanza di bambini, ma soprattutto perché le famiglie non riescono a pagare le rette. Il Pnrr fa bene ad investire in nuovi asili nido, ma dovrebbe porsi anche il problema del personale, a sostegno di quelle realtà che non ce la fanno più». Più di 90mila i bambini che frequentano le paritarie dell’infanzia, in Veneto, che sono un migliaio; 350 i 'nidi', anch’essi paritari. I 7mila collaboratori sono a carico per il 50% circa dei genitori, per l’altra metà delle parrocchie e della Regione e dello Stato, per i contributi che versano, peraltro con il contagocce.

«Saggia la spinta che il governo dà agli asili nido, specie là dove mancano, al Sud. E questo – osserva Cecchin – anche per accompagnare le mamme al lavoro. Ma il problema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro ce l’abbiamo anche quassù al Nord, dove invece non è così grave il tema delle strutture». Quindi secondo il presidente della Fism Veneto ci dovrebbe essere un ripensamento delle strategie del Pnrr. «Si tratta o no di debito che facciamo a carico dei nostri figli e nipoti? Bene, mettiamoli almeno nella condizione di crescere in qualità fin da piccini». Tanto più, evidenzia don Mirko Dalla Torre, parroco di Sernaglia della Battaglia, in provincia di Treviso, che la riapertura in pandemia ha posto l’esigenza di aumentare il personale proprio quando diminuivano i bimbi e le nostre parrocchie raschiavano il fondo degli ultimi risparmi. Parrocchie anch’esse in difficoltà – ammette don Mirko, responsabile di un’unità pastorale – perché le offerte da più di un anno sono pesantemente diminuite.

Nel vicino Friuli Venezia Giulia l’assessore regionale Alessia Rosolen ha chiesto alla Fism, incontrata nei giorni scorsi, di fare una proposta per la progettazione del Pnrr in questa parte dedicata agli asili. «Abbiamo spiegato – riferisce il presidente della Fism, Bruno Forte – che il tema non è solo quello degli 0-3 anni, quindi dei nidi, ma il problema è tanto più grave per le paritarie dell’infanzia, che in regione rappresentano il 43% del sistema». La scuola materna della parrocchia la trovi nel più sperduto borgo di montagna come in centro città a Udine, piuttosto che a Pordenone. «Sono scuole che hanno saputo rinnovarsi in questi anni, anche col contributo della Regione, e che non stanno affatto registrando una flessione – afferma Forte –. In tanti paesi rappresentano un motore di socialità; frenano lo spopolamento, trattengono le coppie giovani. Quindi si pone l’urgenza di consolidarle, anzitutto garantendo il personale ed evitando che a pagare i costi in aumento siano le famiglie, attraverso le rette». Tanto più in una fase di ripartenza in cui il lavoro richiamerà i giovani, anche le donne, ad un supplemento di presenza. E la conciliazione con i tempi di vita non sarà scontata.

Francesco Dal Mas

Avvenire, 28 aprile 2021