UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Università, cresce il disagio

Un convegno alla Statale di Milano: tanti chiedono lo psicologo
31 Gennaio 2022

Alla Statale di Milano con la pandemia e il lockdown le richieste degli studenti di sostegno psicologico e i colloqui con i consulenti psicoterapeuti sono aumentati del 75%. A renderlo noto lo stesso ateneo di Via Festa del Perdono, che, per far fronte alla situazione ha aumentato il numero dei consulenti psicoterapeuti dello sportello fragilità: da uno a quattro. Parallelamente è stato deciso di istituire un tavolo di lavoro con il Comune, Regione Lombardia, l’ufficio scolastico regionale e le realtà che si occupano di disagio giovanile.

È quanto è stato reso noto durante il convegno organizzato ieri dalla Statale intitolato «Uscire dal disagio: l’ateneo e le istituzioni del territorio a supporto della salute e del benessere psicofisico». Solitudine e smarrimento: così è stato espresso nella maggior parte dei casi il disagio degli studenti fuori sede rimasti Milano durante il lockdown e nel periodo delle regioni in technicolor. E ancora: nessuna possibilità di rientrare a casa né alcun tipo di contatto che non fosse da remoto né con il mondo esterno né con la comunità studentesca.

Poi c’è stata anche l’altra faccia della medaglia. Gli studenti che hanno raggiunto le loro famiglie di origine, rimanendo bloccati al loro interno, hanno avuto problemi di convivenza forzata, in spazi spesso piccoli e sovraffollati, con pochissime possibilità di ricavarsi un proprio luogo personale e una postazione dove concentrarsi e lavorare. In entrambi i casi lo studio ne ha risentito. A crollare in particolare sono state la capacità di concentrazione e le motivazioni allo studio.

È comparso con più frequenza un quadro sintomatologico riconducibile a un disturbo ansioso-depressivo latente, prosegue il report della Statale. Nella quasi totalità dei colloqui, gli studenti lamentano un senso di apatia generalizzata, insonnia, irritabilità, letargia, e scoppi di pianto incontrollati e apparentemente immotivati. Si tratta di studenti che, normalmente, oltre alla realtà accademica, avevano una ricca vita sociale fatta di uscite con amici, sport praticati regolarmente e in alcuni casi in modo agonistico, passioni che vanno dalla musica ai viaggi. Lo studio e il rendimento accademico rappresentavano, fino a prima, un aspetto del mosaico del loro mondo sociale. Con le restrizioni invece lo studio è diventato totalizzante, aumentando l’investimento emotivo e il senso di colpa in caso di insuccesso.

«Si tratta di un tema che sta molto a cuore a Regione Lombardia e che è, purtroppo, sempre più diffuso in questo periodo difficile che stiamo vivendo», ha sottolineato l’assessore regionale all’Istruzione Fabrizio Sala. «L’urgenza di farci carico della loro condizione e di non sottovalutare la situazione appare chiara a tutte le istituzioni», ha aggiunto l’assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano Lamberto Bertolé.

Simone Marcer

Avvenire, 29 gennaio 2022