Un ateneo in crescita di immatricolazioni (+5,1%), attento a chi ha meno mezzi e promotore della valorizzazione dei docenti. E anche un luogo nel quale fede e ragione non sono «nemiche», ma camminano insieme. Insomma una realtà accademica che vuole farsi carico di accompagnare i nativi digitali (le giovani generazioni che utilizzano le tecnologie) a non perdere di vista l’uomo, in una società nella quale, invece, da una parte vedono «le scienze cognitive ridurre lo studio del nostro cervello a un solo fatto fisiologico» e dall’altra «lo sviluppo delle intelligenze artificiali pongono sempre più domande sulla vera natura dell’uomo».
L’apertura del 97° Anno accademico dell’Università Cattolica ieri mattina nell’Aula magna della sede milanese, è andata «alle radici dell’uomo », partendo da quella «che è la prima domanda presente nella Bibbia: 'Adamo, dove sei?'». Una riflessione affidata al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura. «Mi rivolgo a voi – ha detto – perché l’Università Cattolica sia di sostegno anche al dicastero che presiedo, sui percorsi complessi su cui da soli non possiamo inoltrarci». Un cammino, ha precisato il cardinale, che «non può non partire dalle nostre radici». Un punto di partenza quanto mai necessario visto che le giovani generazioni «si trovano di fronte a una sorta di immenso paniere che offre una infinità enorme di informazioni, nei cui confronti però sono indifesi. Hanno bisogno di avere delle guide e dei percorsi per potersi muovere all’interno di questo panorama che è ormai onnicomprensivo ». In questo, ha aggiunto il cardinale Ravasi nel suo intervento svolto a braccio, «è importante che in un’università si potenzi l’interconnessione delle discipline, che è un passaggio ulteriore rispetto alla multidisciplinare, perché le discipline devono interloquire tra loro».
Una sfida, quella della interdisciplinarietà, che la Cattolica sviluppa nelle Alte scuole, che da quest’anno, come ha annunciato il rettore Franco Anelli nel suo discorso inaugurale, «si arricchiscono di quella sulla Giustizia penale, luogo di ricerca sui problemi degli operatori per offrire al legislatore contributi per costruire norme meno astratte e che tengano contro dei soggetti più deboli ». Una risposta che si colloca in quella che l’arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Toniolo di studi superiori - ente fondatore della Cattolica - Mario Delpini ha sottolineato nel suo saluto, auspicando che l’Università Cattolica sia «capace di interpretare le sfide culturali che si pongono oggi e di proporre una scienza amica dell’uomo».
Del resto poco prima presiedendo la Messa in Sant’Ambrogio, concelebrata con il vescovo Claudio Giuliodori e l’abate della Basilica Carlo Faccendini, l’arcivescovo nell’omelia è partito sviluppando il suo pensiero dalla metafora di quelle che ha definito le 'dieci vergini addormentate': cinque sagge (pensiero, ricerca, diritto, arte, scienze sociali) e cinque stolte (informazione curiosa, potenza tecnologica, burocrazia, ossessione al design, mercato). «La parabola – ha spiegato Delpini – non intende rimproverare le vergini stolte per essersi addormentate, ma per non essersi procurate abbastanza olio per fare luce per tutta la durate della festa». Quell’olio - la libertà per un amore gratuito -, che Delpini si è augurato «studenti e docenti vogliano cogliere nel tempo presente nel loro lavoro in Cattolica».
Enrico Lenzi
Avvenire, 9 novembre 2017