UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un’impresa su due non trova competenze

Brugnoli (Confindustria): «Bisogna potenziare l’istruzione tecnica»
18 Maggio 2023

Metti quattromila studenti di tutta Italia in uno stadio a parlare di orientamento. È successo ieri allo “Stirpe” di Frosinone, all’evento promosso da Confindustria, “Gli stadi generali dell’orientamento”, cui hanno preso parte i ministri del Lavoro e dell’Istruzione e del Merito, Marina Calderone e Giuseppe Valditara. Al centro della giornata il «mismatch drammatico» tra domanda e offerta di lavoro, raddoppiato a causa del Covid. Se prima della pandemia il 25% delle imprese aveva difficoltà a trovare competenze adeguate, oggi il problema riguarda il 46% delle aziende. Con un danno da 38 miliardi l’anno, ha sottolineato Confindustria.

«Vogliamo fare capire a ragazzi, insegnanti e genitori che il dialogo costante con il mondo imprenditoriale può essere una grande opportunità di occupabilità dei giovani per il loro futuro e quello del Paese». È un appello ma anche un «grido d’allarme», quello di Giovanni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria per il capitale umano, che ieri ha fatto gli onori di casa agli Stadi generali dell’orientamento di Frosinone. «Abbiamo voluto questo evento in un luogo altamente inclusivo, come lo stadio, proprio per far capire ai ragazzi che l’industria è in continuo cambiamento e che abbiamo la necessità di integrare i talenti dei nostri giovani nelle nostre imprese», ha sottolineato Brugnoli.

Intanto, però, anche a maggio le aziende si scontrano con la difficoltà di reperire il 46% del personale che vorrebbero assumere, per preparazione inadeguata o mancanza di candidati: che impatto ha tutto questo sul sistema Paese?

La crescita passa attraverso gli investimenti e avere un capitale umano formato che aderisca alle esigenze del modello imprenditoriale, in continuo cambiamento, è fondamentale. Serve un dialogo costante tra il mondo delle imprese, la scuola e le famiglie.

Come si esce dal cortocircuito tra domanda e offerta di lavoro, da tempo segnalato da Unioncamere?

Attraverso il programma Excelsior facciamo emergere le esigenze delle imprese che continuano a variare. Per questo, anche il raccordo con la scuola deve essere più fattivo e costante. In Italia abbiamo una grande necessità di istruzione tecnica e professionale e di rafforzare la traettoria di crescita degli Its. Istituti fondati anche con il contributo strategico delle imprese, che creano occupabilità e una corretta corresponsione tra il percorso formativo e le competenze richieste dal mercato.

Dopo la morte di tre studenti in alternanza, i Pcto sono entrati nel mirino degli studenti: come rassicurarli?

Confindustria ha sempre posto grandissima attenzione e dedizione ai Pcto, aprendo le porte delle aziende. Siamo in tanti ad accogliere gli studenti nelle nostre realtà imprenditoriali. E chiediamo che sia potenziato il numero di ore in alternanza per gli istituti tecnici e professionali, così come quello di laboratorio. Per i licei sarebbe, invece, opportuno promuovere attività di orientamento legate alla cultura imprenditoriale. Le imprese confermano la disponibilità a promuovere dei buoni percorsi di Pcto. Non ci tiriamo indietro.

I ragazzi chiedono più sicurezza e anche il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha messo risorse importanti…

La sicurezza è una priorità: tutte le persone che entrano nelle nostre realtà hanno un grado elevato di sicurezza e attenzione, siano essi studenti, collaboratori o fornitori. Il luogo aziendale è un luogo sicuro.

Tornando all’orientamento: come pensate di far cambiare idea alla maggioranza dei ragazzi che continua a preferire il liceo agli istituti tecnici e professionali?

Ricordando a ragazzi e famiglie che siamo il secondo Paese manifatturiero in Europa dopo la Germania e abbiamo tanta buona industria sul territorio, vogliosa di fare primeggiare i nostri prodotti sul mercato internazionale.

Il liceo del Made in Italy può essere una strada?

Il liceo del Made in Italy esiste già: sono gli istituti tecnici. Se il problema è l’accezione terminologica, chiamiamo “licei tecnici” gli istituti tecnici e siamo a posto. È inutile creare nuove aspettative. E poi il made in Italy ha così tante categorie merceologiche che avrei difficoltà a capire quali comprendere in questi nuovi licei.

Paolo Ferrario

Avvenire, 18 maggio 2023