UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un’aula su due non è anti-Covid

Distanze, accessi e alternative alle formule tradizionali sono difficili. Cisl: subito una mappa dell’esistente Speranza: tutti in classe a settembre
27 Maggio 2020

Il lavoro è tanto e il tempo poco. Ogni giorno che passa, assume sempre più i contorni dell’impresa, la riapertura, in sicurezza, delle scuole a settembre. Che, assicura comunque il ministro della Salute, Roberto Speranza, avverrà «per tutti».

Spazi malmessi e ristretti, mal si conciliano, però, con la necessità di garantire il distanziamento fisico, con classi di 8-10 alunni al massimo e una prima conferma arriva da uno studio della Cisl Scuola, realizzato su un campione di 3.500 tra insegnanti e dirigenti scolastici. Applicando le regole anti-Covid, il 32% delle aule potrebbe ospitare, in sicurezza, meno di dieci alunni, il 52% un numero compreso tra 10 e 15, mentre soltanto una minima percentuale riuscirebbe a ospitarne un numero maggiore. Anche gli spazi alternativi alle aule, all’aperto o al chiuso, non sono di agevole utilizzo, visto che meno della metà delle scuole (il 48% per la precisione) ha questa possibilità, mentre il 21,5% non ha soluzioni alternative alla classe tradizionale. Fare lezione nei locali prima adibiti a mensa non sarebbe possibile nel 75% delle scuole e soltanto il 40% potrebbe ripensare l’utilizzo delle palestre. Appena il 26% degli istituti, inoltre, dispone di un’aula magna o un salone teatro. Infine, una scuola su cinque non ha la possibilità di diversificare i percorsi di ingresso e di uscita, come invece caldeggiato dal Comitato tecnico scientifico, che, proprio ieri, ha tenuto un vertice con i sindacati e il ministero dell’Istruzione, esprimendo parere contrario alla proposta, avanzata dalla viceministra dell’Istruzione, Anna Ascani, di tenere l’ultimo giorno di lezione a scuola.

«Mi auguro che il Ministero disponga di una mappatura puntuale e completa della situazione, cui fare riferimento per approntare le misure necessarie a riaprire le scuole in condizioni di sicurezza per alunni, le loro famiglie e il personale scolastico – commenta la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi –. Se i nostri dati fossero smentiti saremmo i primi a esserne contenti, temo però che siano molto rispondenti al vero e che dimostrino come il lavoro da fare sia tanto, mentre il tempo a disposizione non è moltissimo », sottolinea Gissi. Ricordando che «l’85% degli intervistati ritiene che il numero di col- laboratori scolastici in servizio non sia sufficiente a coprire il fabbisogno per l’organizzazione di turni nelle attività didattiche, néper far fronte alle aumentate esigenze di sorveglianza e assistenza. Invece rischiamo di ritrovarci con risorse di personale già a stento sufficienti per una situazione ordinaria, avendone di fronte una ben più difficile e complessa. Nel frattempo l’intesa pasticciata in materia di reclutamento ci regalerà l’ennesimo record di precari». Sull’accordo trovato nella maggioranza per il concorso per assumere 32mila precari, è intervenuta anche la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan: «Il Governo apra subito un confronto serio con i sindacati della scuola per concordare i criteri e le garanzie di sicurezza per la riapertura delle scuole. Si rispetti il ruolo del sindacato. Non è con le mediazioni tra le forze politiche che si affronta il tema della enorme precarietà».

Preoccupazione per la ripresa è espressa anche dal segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli: «Ancora nessun documento del Comitato tecnico scientifico, Uffici scolastici regionali che vanno avanti come se non fosse successo niente. Mentre con gli organici che si hanno e quanto è stato confermato si stanno facendo classi di 34 alunni. È una follia!».

Regole di sicurezza «dettate con chiarezza dal centro», sono invocate anche dal presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, anch’egli reduce dall’audizione, in videoconferenza, con il Cts. In vista della ripresa, l’Anp ha diffuso uno studio che, tra l’altro, prevede l’apertura delle scuole su un arco di 8-10 ore al giorno, con un mix di lezioni in presenza e a distanza, privilegiando, per la prima modalità, gli alunni delle classi prime e quelli con Bisogni educativi speciali. Inoltre, i dirigenti vogliono separare il più possibile i flussi degli studenti da quelli degli insegnanti (appartenenti a classi d’età e quindi di rischio diverse). «Deve però essere stabilito a livello nazionale, in modo inequivocabile – ribadisce Giannelli – che livello di distanziamento adottare e quale sia il nuovo rapporto tra alunni e superfici da mantenere all’interno delle aule e dei singoli ambienti».

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