“L’università deve insegnare a coltivare le relazioni interpersonali, un patrimonio importante per i giovani anche nella ricerca del lavoro”. Lo ha detto Roberto Cipriani, presidente dall’Associazione italiana docenti universitari e docente di Sociologia all’Università Roma Tre, durante il convegno nazionale su “Relazionalità e orientamento” organizzato dall’AIDU il 17 novembre 2017. Il sociologo ha sottolineato “l’importanza dell’orientamento in uscita” degli atenei. “Finora si è lavorato molto più sull’orientamento in ingresso ma una volta che gli studenti sono all’università interessa sapere cosa viene dopo – ha aggiunto -. Per questo motivo, bisogna lavorare molto sulla relazionalità, cioè sulle relazioni interpersonali, ben al di là di quelle che si possono creare attraverso i network sociali, cioè il rapporto faccia a faccia tra studenti e studenti e fra studenti e docenti. Si tratta di un patrimonio sul quale le università dovrebbero puntare per fare startup”. Ma c’è un gap da colmare, secondo Cipriani, nel modo di vivere l’università. “Se le conoscenze relazionali dei docenti non vengono comunicate allora non portano frutti. Quindi, la frequentazione dell’università per gli studenti deve essere un fatto quotidiano per imparare a muoversi nel sociale”.
All’inizio dei lavori era intervenuto mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. “La persona non è veramente se stessa se non intavola relazioni – ha ricordato – Si realizza vivendo questa comunicazione con gli altri in un senso di donazione, di apertura. Per riuscirci ha bisogno sempre di schiudersi al mistero di Dio”. Inoltre, la relazione con Dio “diventa quella generatrice di altre relazioni. Porta una capacità di donazione senza riserve, di una attenzione e di una preoccupazione per l’altro in maniera incondizionata”. Il vescovo ha analizzato anche i blackout relazionali: “Spesso le relazioni sono funzionali, legate a interessi e dinamiche in cui la persona viene assorbita dal ruolo e perde la sua autenticità, quindi la capacità vera di considerazione dell’altro e di espressione di se stessa. Tutto ciò va curato coltivando la relazione con Dio”.
Per Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei, l’università può essere un “cantiere di speranza” se sa “difendersi dalle tentazioni dell’individualismo e della competizione esasperata, di relazioni anonime e burocratiche, offrendo un sapere ‘umano e umanizzante’”. Nel suo intervento al convegno dell’AIDU, Diaco ha osservato che “lo studio serve anche a porsi domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare un senso nelle cose”. Ricordando l’intervento di Papa Francesco rivolto alla comunità accademica dell’Università di Bologna, il 1° ottobre scorso, il direttore dell’Ufficio Cei ha indicato il “diritto alla speranza” dei giovani, cioè il diritto “a crescere liberi dalla paura del futuro, a sapere che nella vita esistono realtà belle e durature, per cui vale la pena di mettersi in gioco”. “In effetti quelli dell’Università sono anni in cui si dà solidità al gusto della ricerca, alla capacità di confronto, all’acquisizione di criteri di giudizio e di sintesi su quanto accade nel mondo – ha concluso -. Sono aspetti sui quali comunità accademica e comunità ecclesiale possono incontrarsi e arricchirsi a vicenda”.
Nel corso del convegno è stato attribuito alla memoria di don Lorenzo Milani il premio AIDU 2017, ritirato da Sandra Gesualdi e da Eraldo Affinati. “Chi sono i ragazzi di Barbiana oggi? – si è chiesto lo scrittore –. Sono gli immigrati, che hanno lo stesso problema linguistico dei bambini del Mugello di allora”. La “Penny Wirton”, scuola per l’insegnamento dell’italiano ai ragazzi immigrati, “ripropone quei criteri adottati da don Milani, figura spinosa, che non è entrata con facilità nella dimensione novecentesca. Quando Papa Francesco è andato a Barbiana, abbiamo avuto la sensazione che sia stata recepita”. “Tutti gli studenti dovrebbero partire dalla stessa posizione e dovrebbero essere valutati allo stesso modo – ha sottolineato Affinati -. Oggi, però, non è sempre così. Noi dovremmo premiare il movimento che i nostri studenti realizzano prima del traguardo che raggiungono”.
Il convegno dell’AIDU ha visto altri numerosi interventi, fra cui quelli dei professori Ivano Dionigi, Carlo Nanni, Gian Cesare Romagnoli, Pierpaolo Donati, Sandra Chistolini, Alfonso Barbarisi, Giandomenico Boffi. Sono intervenuti inoltre Luigi Santoro e Gabriella Serra della presidenza nazionale della FUCI, Michele Masulli (Forum Nazionale Giovani), Carlo Finocchietti (Fondazione Rui), il presidente dell’AIMC Giuseppe Desideri, la presidente dell’UCIIM Rosalba Candela.
Agenzia Sir, 17 novembre 2017
Per altre notizie sul convegno visitare il sito dell’AIDU: http://www.aiduassociazione.it/