UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Una scuola che «merita» attenzioni

Il merito è frutto dei talenti individuali, che vanno adeguatamente promossi e riconosciuti
7 Novembre 2022

Non si può non tornare sulla parola “merito”. L’accostamento di questo termine a quello di Istruzione, nella definizione del Ministero dedicato alla scuola nel nuovo governo Meloni ha già fatto saltare il banco, nel senso che ha scatenato applausi e polemiche allo stesso tempo, liberando il confronto e le opinioni più diverse sul significato, sull’uso e sulla contestualizzazione del termine. Cosa significa merito? E cosa significa applicarlo alla scuola? In buona sostanza – e perdonandoci la semplificazione – il merito è frutto dei talenti individuali, che vanno adeguatamente promossi e riconosciuti.

Cosa vuol dire applicare il merito nella scuola? Immediatamente viene da pensare – e lo hanno fatto in molti – combattere quello che viene descritto come appiattimento dell’istituzione scolastica, sia a livello di risultati degli studenti (con una selezione quasi inesistente e dati sconfortanti nelle indagini sulle competenze) sia a livello di responsabilità (e crescita salariale) dei docenti.

Il neo ministro Valditara ha peraltro specificato, cercando di ragionare proprio sulle polemiche legate al termine “merito”, che «La scuola è l’infrastruttura più importante del Paese. Deve, in primo luogo, saper individuare, valorizzare e fare emergere i talenti e le capacità di ogni persona indipendentemente dalle sue condizioni di partenza (...). Favorire il merito significa dare alle scuole infrastrutture e dotazioni di qualità, valorizzare gli operatori scolastici, sintonizzarsi con il mondo del lavoro, agire sulle competenze, fornire gli strumenti per sviluppare un percorso di crescita individuale e collettivo».

Insomma, la “scuola del merito” dovrebbe essere un’istituzione capace di rinnovare le proprie risorse, rivolgersi a tutti – e non penalizzare il tema dell’inclusione – con attenzione al fatto che chi si impegna deve poter veder riconosciuto in modo adeguato il proprio percorso.

Si potrebbe discutere a lungo sulle implicazioni “buone e cattive” di un richiamo così esplicito e provocante come quello legato alla nuova denominazione del Ministero di Viale Trastevere. In realtà il vero banco di prova sarà costituito dalle mosse concrete. Che non possono non partire dalla messa in condizione di tutte le scuole di partire da un uguale punto di partenza. Ha senso parlare di merito, infatti, quando si possono avere minime garanzie uguali per tutti. Chi si ricorda i dislivelli nella Dad? E chi ricorda le denunce infinite sull’edilizia scolastica? Sono solo due esempi. Concretissimi. E insieme passaggi sfidanti per la scuola italiana, che “meritano” attenzione.

Alberto Campoleoni