Secondo un’indagine di “NoPlagio”, azienda autrice di un’applicazione per individuare la contraffazione online, il 65% degli studenti italiani utilizza l’Intelligenza Artificiale per fare i compiti. La scuola non può non muoversi: l’Unione Europea, per esempio, ha emanato linee guida sull’uso dell’IA in classe.
La visione di Gianni Ferrarese, insegnante per 43 anni nella scuola superiore, formatore e autore di “101 idee per usare l’intelligenza artificiale in classe” (Erickson, 2024), parte proprio da questa constatazione: «L’Intelligenza Artificiale è una grande rivoluzione tecnologica, come l’invenzione della stampa o il motore a scoppio, e sta causando un cambio paradigmatico in tutti i settori della società. È irrealistico pensare che non investa anche la scuola. E per me è tutt’altro che una cattiva notizia. Personalmente credo che i docenti debbano poter usare i vari strumenti di Intelligenza Artificiale – ne esistono centinaia, programmati per diversi scopi – in modo completo: per le programmazioni didattiche, le rubriche di valutazione, i testi, i questionari… Gli studenti invece dovrebbero usarla per ampliare le possibilità di studio, generando linee del tempo, mappe concettuali, musica, poesie, presentazioni, testi o video. Per essere applicata efficacemente a scuola, però, l’Intelligenza Artificiale deve essere calata in una didattica diversa da quella della lezione frontale in cui, per intenderci, l’insegnante spiega, gli studenti ascoltano, poi studiano a casa e vengono verificati. Quando la didattica diventa cooperativa, fa lavorare gli studenti in gruppo o comincia con brainstorming, le cose cambiano. In questo contesto l’Intelligenza Artificiale – elaborando dati scientifici e mescolando spunti diversi – diventa un alleato per sviluppare quello che da anni si chiede alla scuola: sviluppare negli studenti un ragionamento critico».
Avvenire, 13 ottobre 2024