Diventa operativo l’accordo tra Italia e Santa Sede per il riconoscimento delle lauree conseguite nelle Università Pontificie, nelle Facoltà teologiche e negli Istituti di Scienze religiose. Dopo la firma lo scorso 13 febbraio tra il ministro dell’Istruzione italiano Marco Bussetti e il cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, dell’intesa sulla questione, ieri è arrivata la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente della Repubblica che approva lo scambio delle «note verbali sul riconoscimento» e dà sostanzialmente il via libera all’accordo.
Anche se è un passaggio formale, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale corona un lungo lavoro che ha visto lo Stato italiano, la Santa Sede e la Conferenza episcopale italiana impegnati nel raggiungimento di questo traguardo. L’accordo, di fatto, include nell’elenco delle discipline ecclesiastiche, oltre alla Teologia e alla Sacra Scrittura, anche «il diritto canonico, la liturgia, la spiritualità, la missiologia e le scienze religiose». Chi conseguirà i titoli accademici di «baccalaureato e di licenza in queste discipline, potrà, a richiesta dell’interessato, vederseli riconosciuti come laurea e laurea magistrale.
A essere coinvolti dall’accordo sono gli studenti delle Università Pontificie, che hanno sede in Italia, e che sono alla diretta dipendenza della Santa Sede, ma anche le 8 Facoltà teologiche presenti sul territorio nazionale, a cui fanno riferimento anche i 43 istituti di scienze religiose del nostro Paese, che fanno riferimento alla Congregazione e alla Cei. In questi ultimi, per esempio, studiano per conseguire i titoli necessari all’insegnamento i docenti di religione cattolica nella scuola statale.
«Questo accordo – spiega monsignor Valentino Bulgarelli, responsabile del Servizio nazionale per gli studi superiori di teologia e scienze religiose della Cei – si inserisce in un cammino che fa riferimento alla Convenzione di Lisbona sul riconoscimento dei titoli di studi nei Paesi europei, all’interno del Processo di Bologna, a cui anche la Santa Sede ha aderito». Dunque questo lungo cammino «arriva al traguardo – aggiunge monsignor Bulgarelli – che permette anche agli istituti ecclesiastici di poter contribuire con pieno riconoscimento al sapere nel continente europeo». Questo passaggio in Italia «interpella e chiama a una nuova responsabilità gli istituti ecclesiastici» commenta ancora il responsabile Cei. Responsabilità anche perché in questi atenei e istituti sono iscritti anche moltissimi laici che in futuro vedranno riconosciuti come laurea i titoli accademici conseguiti. Il prossimo passaggio di quest’accordo riguarda proprio le ricadute concrete del riconoscimento dei titoli accademici. Presto un tavolo di confronto tra Santa Sede, Miur e Cei dovrà dare le risposte.
Enrico Lenzi
Avvenire, 12 luglio 2019