Le scuole italiane avranno a disposizione delle Linee guida nazionali per affrontare il fenomeno degli Hikikomori, i giovani tra i 14 e i 30 anni, che vivono volontariamente ritirati in casa. Secondo le ultime stime, questi veri e propri “eremiti sociali” sono oltre 100mila (per il 90% maschi), un dato in crescita negli ultimi anni. Tra le conseguenze di questa condizione, che provoca grave sofferenza ai giovani e alle loro famiglie, c’è l’abbandono della scuola con la conseguente perdita dell’anno scolastico. Un evento che, in queste persone, provoca danni gravi, spingendole a rinchiudersi e isolarsi ulteriormente.
Proprio per evitare questa deriva, mettendo in campo strumenti alternativi alla frequenza scolastica (lezioni via web e personalizzate, per esempio), il Ministero dell’Istruzione ha attivato un Comitato tecnico nazionale con il compito di scrivere Linee guida condivise, per l’assistenza di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario. L’esperienza pilota, in questo senso, è quella del Piemonte, che già da tempo ha messo a punto un protocollo con buone pratiche, promosso dalla Regione, dall’Ufficio scolastico regionale e dall’associazione Hikikomori Italia, che ha fatto emergere il fenomeno in tutta la sua drammaticità. Una volta definite, le linee guida saranno diffuse a tutte le scuole per, si legge nel decreto ministeriale, promuovere «iniziative funzionali alla tutela del diritto allo studio, della salute e del benessere» degli alunni Hikikomori. «Questo decreto è un passaggio importantissimo – esulta Marco Crepaldi, presidente dell’associazione Hikikomori Italia e componente del Tavolo tecnico nazionale – perché, per la prima volta, il Miur riconosce ufficialmente questa problematica, sollecitando le scuole a rispondere alle richieste di aiuto provenienti dalle famiglie. Che oggi, in assenza di indicazioni chiare, non riescono a farsi ascoltare dalle scuole, che inseriscono questo fenomeno nel generico contesto della dispersione scolastica. Non è così, perché, una delle caratteristiche degli Hikikomori sono proprio i buoni risultati scolastici, cui, però, corrisponde una grande sofferenza nel vivere l’ambiente scolastico, a tal punto che arrivano a rifiutarlo completamente ».
Un’altra regione molto attiva nell’ascolto e nel sostegno degli Hikikomori è l’Emilia Romagna, dove si stima vivano 346 adolescenti in ritiro sociale volontario, dato emerso da un’indagine dell’Ufficio scolastico regionale. «Questi dati sono sottostimati perché si tratta di segnalazioni dei docenti. A 16 anni termina l’obbligo scolastico, potrebbero esserci ragazzi ritirati non iscritti », precisa Bruna Zani, presidente dell’Istituzione “G.F. Minguzzi” di Bologna, che ha promosso un ciclo di incontri sul tema, per il 6 e 26 marzo e il 9 aprile.
Paolo Ferrario
Avvenire, 26 febbraio 2019