UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Un bambino su tre a rischio povertà educativa ed esclusione

Save the children fa luce su una condizione che riguarda il 32% dei minori italiani e oltre 26 milioni in Europa
13 Febbraio 2017

È allarme povertà educativa in Italia. A lanciarlo è l’ultimo rapporto di Save the children, “Sconfiggere la povertà educativa. Fino all’ultimo bambino”, presentato ieri. Secondo il report, in Italia il 32% dei minori è a rischio povertà ed esclusione sociale, mentre il 15% abbandona precocemente la scuola. Il nostro Paese si trova nelle retrovie d’Europa - dove più di 26 milioni di bambini e ragazzi sono a rischio povertà o esclusione sociale - insieme a Romania (51% di minori a rischio povertà), alla Bulgaria (45%) e all’Ungheria (41%), lontano non soltanto da Paesi virtuosi come l’Islanda (14%), la Norvegia (12%) e la Repubblica Ceca (20), ma anche dalla stessa media continentale, ferma al 28%.

La povertà educativa, si legge nel rapporto di Save the children, rappresenta uno degli aspetti più devastanti della povertà infantile che in Europa colpisce ben 1 adolescente su cinque: i dati Pisa mostrano che il 22% dei 15enni in Europa ha scarsi risultati in matematica e il 20% in lettura. In Italia non raggiunge le competenze minime in matematica 1 bambino su 4, 1 su 5 in lettura.

«Spesso – spiega Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – questi bambini e ragazzi non hanno la possibilità di fare i compiti in un luogo adeguato, non possono permettersi di fare sport né di svolgere attività culturali, come andare al cinema, al teatro o a una mostra. Il circolo vizioso tra povertà materiale e povertà educativa va dunque necessariamente spezzato prevedendo investimenti di spesa pubblica in maniera importante proprio su famiglie e bambini».

Secondo Save the children, per spezzare queste catene, i Paesi dell’Unione dovrebbero «eliminare le barriere che impediscono ai bambini lo sviluppo delle proprie competenze e capacità».

Paolo Ferrario

Avvenire, 11 febbraio 2017