«Il processo di apprendimento è come salire una scala: non si possono saltare i gradini». Usa questa immagine, il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, per dire tutta la sua «preoccupazione» rispetto al messaggio «dirompente» passato agli studenti dal decreto approvato l’altra sera dal governo. Dire, in sostanza, che «nessuno sarà bocciato» ha, secondo l’esperto di educazione, un effetto «fortemente demotivante» in una situazione, quella della didattica a distanza, in cui è già difficile mantenere l’attenzione dei ragazzi. Certo, ragiona Gavosto, a fronte di una «situazione eccezionale» si dovevano assumere decisioni straordinarie, nel senso di fuori dal contesto ordinario. A far problema, però, è la tempistica scelta per dare l’annuncio. «È ancora troppo presto – ricorda Gavosto –. Così si rischia di compromettere gli ultimi mesi di scuola, facendo anche un torto ai tanti docenti che si stanno impegnando a fondo per garantire comunque il servizio scolastico. Questo annuncio, inoltre, può essere pericoloso, perché la valutazione fa parte di qualunque didattica. Il rischio vero è che questa generazione si porti dietro questo “buco” per sempre. Perché ciò che non apprenderanno quest’anno peserà come una zavorra anche sul loro cammino futuro».
Anziché puntare sul recupero a settembre, secondo Gavosto si sarebbe dovuto sfruttare meglio il tempo ancora a disposizione quest’anno. «Perché non si è deciso di andare avanti con la didattica a distanza anche a luglio? Che senso ha chiudere l’anno scolastico a giugno come se nulla fosse successo? – si chiede il direttore della Fondazione Agnelli –. Anziché rimandare a dopo l’estate, si potevano cominciare subito ad aiutare i ragazzi in difficoltà. Pensiamo ai tanti che finora sono rimasti esclusi dalla didattica a distanza». Meno negativo il commento del presidente dell’associazione presidi Disal, Ezio Delfino. «È comunque importante che il decreto dia l’ultima parola ai consigli di classe, che dovranno riunirsi e deliberare – sottolinea il dirigente scolastico –. In questo modo si restituisce ai docenti la valutazione di ciò che è stato fatto anche con la modalità della didattica a distanza». Nessun «libera tutti», quindi, per Delfino, che ribadisce: «I ragazzi saranno scrutinati per salvaguardare il patto formativo tra docente e studente. E questo, a mio giudizio, è un aspetto importante da sottolineare».
Qualche preoccupazione, invece, il presidente di Disal la nutre sul proseguimento dell’attività scolastica online, soprattutto se questa dovesse riguardare anche l’avvio del nuovo anno scolastico 2021–2021. Ipotesi, al momento, non ancora presa in considerazione, ma non da scartare a priori, vista l’impossibilità di mantenere il “distanziamento sociale” in classe. «Per venire incontro alle esigenze di insegnanti e alunni – ricorda Delfino – il Ministero dovrebbe adottare una sorta di “piattaforma nazionale” sulla quale caricare i contenuti delle lezioni online e dalla quale poter accedere e recuperare il materiale. Questo garantirebbe uniformità di atteggiamento in tutta la scuola italiana».
Anche il vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi, Mario Rusconi, non vuole sentire parlare di “6 politico”. «Data l’emergenza sanitaria del tutto inedita – spiega – è chiaro che si è costretti, per così dire, a mandare comunque avanti gli studenti che però non devono pensare di aver le insufficienze abbuonate. Chi ha insufficienze se le porta dietro – ricorda il dirigente scolastico – e dovrà frequentare i corsi di recupero l’anno successivo. Dovrà recuperarle altrimenti verrà rimandato o bocciato l’anno prossimo. Si tratta di spostare la valutazione agli scrutini del giugno 2021». Anche Rusconi non ritiene possibile il rientro in classe il 18 maggio, termine indicato dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, per decidere le modalità di svolgimento degli Esami di Stato e guarda con preoccupazione anche alla ripresa autunnale. «Le “classi pollaio” come potranno essere adeguate alla distanza di oltre un metro tra studenti? E non dimentichiamo gli insegnanti. Il Ministero deve cominciare a pensarci adesso per organizzarsi, dato che non ci sono aule sufficienti».
Paolo Ferrario
Avvenire, 8 aprile 2020