UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Tutor per gli studenti più bravi». È polemica

La nuova figura di docente dovrebbe entrare in classe dal prossimo anno scolastico. Tra gli obiettivi, portare la dispersione sotto il 10%
11 Gennaio 2023

Dal prossimo anno scolastico nelle classi sarà presente il docente tutor: «Avrà una formazione particolare e seguirà i ragazzi che hanno maggiori difficoltà ma anche i più brillanti», ha scritto su Twitter il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, presentando la novità. Questa nuova figura di insegnante, ha aggiunto il titolare del dicastero di viale Trastevere, «dovrà avere una formazione specifica», lavorare «in team con gli altri docenti della classe» e sarà anche «pagato di più». L’obiettivo dichiarato da Valditara è «portare sotto il 10%», entro qualche anno, la dispersione scolastica attualmente al 13,2%, ma anche fornire ulteriori stimoli ai cosiddetti alunni plusdotati, stimati tra il 5 e l’8% della popolazione scolastica. La proposta del ministro incontra, al momento, il favore dei dirigenti e le perplessità dei sindacati. Di «idea condivisibile», parla il presidente dell’Associazione italiana presidi, Antonello Giannelli. «Si tratta di specializzare i docenti a svolgere funzioni che sono molto utili e necessarie alla scuola di oggi», aggiunge il presidente di Anp.

Cauti, come detto, i sindacati, con la segretaria generale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, che sollecita l’apertura di un confronto. «Sono figure che vanno contemplate dal contratto, serve una regolamentazione dei carichi di lavoro e dei compensi, serve un intervento organico e non a spot», ricorda la leader sindacale. Che chiede «di aprire un tavolo per dare voce, sostanza, partecipazione e condivisione alla necessità di nuove figure professionali nella scuola». Dell’urgenza di recuperare «risorse consistenti» per pagare i prof tutor parla il coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams, Rino Di Meglio. «Sicuramente l’idea del ministro è originale, ovviamente la discussione va portata nella sede del prossimo contratto, successivo a quello attualmente in chiusura – ricorda Di Meglio –. Occorrono innanzitutto notevoli stanziamenti, anche perché in questo momento i gruppi classe a cui si riferisce il ministro sono oltre 370mila – aggiunge il sindacalista –. Andrebbero, poi, disegnate con cura le caratteristiche di questa figura che dovrebbe essere, non solo formata, ma di comprovata esperienza e con almeno una ventina di anni di insegnamento effettivo. Allo stato attuale non sembra, a partire dalla cronica scarsità di risorse, una semplice passeggiata».

Una «seria riflessione» sulla proposta del ministro è auspicata dalla segretaria dello Snals, Elvira Serafini, che ricorda come «il contratto vigente considera la funzione docente in maniera unitaria e non c’è traccia alcuna di una funzione tutoriale riservata solo ad una parte dei docenti. Tra l’altro – riprende Serafini – la responsabilità didattica ed educativa appartiene al collegio dei docenti che dovrebbe in totale autonomia procedere alle scelte organizzative più coerenti con i bisogni educativi di studentesse e studenti – sottolinea la leader sindacale –. Sul piano pratico i compiti tutoriali sono esercitati come è giusto che sia da tutto il team docente».

Sulla «centralità» della classe come «luogo collettivo di apprendimento», insiste il segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli. «Il Ministro, anziché tagliare sul numero delle scuole – sottolinea – dovrebbe investire, proponendo aumento del tempo scuola e didattica laboratoriale per prevenire la dispersione e rendere il lavoro scolastico un’esperienza stimolante».

Perplessità sulla novità introdotta da Valditara è espressa, infine, dal segretario generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile: «La scuola non è un campo nel quale sperimentare innovazioni à la carte», ricorda. D’Aprile chiede che prima sia chiusa la parte normativa del contratto. «Pochi soldi per pochi: è questo ciò che ci viene da leggere all’annuncio del docente tutor – conclude D’Aprile –. Una parabola che conosciamo già e che auspichiamo non ritorni».

Paolo Ferrario

Avvenire, 10 gennaio 2023