Nei giorni scorsi, l’arcivescovo di Monreale mons. Michele Pennisi, nella sua qualità di vescovo delegato della Conferenza Episcopale siciliana per la scuola, l’università e l’educazione, è stato ascoltato dalla Commissione permanente dell’ARS per l’Esame delle attività dell’Unione Europea. A conclusione ha rilasciato un’intervista, di cui riprendiamo alcuni passaggi.
Quale è stata la questione di fondo sulla quale ha richiamato l’attenzione dei deputati regionali?
Mi sono soffermato principalmente su alcune questioni attinenti ai diritti fondamentali dell’uomo e delle famiglie che riguardano la libera scelta educativa delle famiglie, il pluralismo scolastico e il principio di sussidiarietà.
E quale problematica ha voluto richiamare?
Quella delle scuole cattoliche o di ispirazione cristiana e in genere delle scuole paritarie che sono espressione di un diritto fondamentale della persona la quale non può essere educata se non nella libertà. La presenza di più modelli scolastici offre un contributo prezioso alla realizzazione di un vero pluralismo. L’esistenza della scuola paritaria cattolica in quanto espressione del diritto di tutti i cittadini alla libertà di educazione, e del corrispondente dovere di solidarietà nella costruzione della convivenza civile non è interesse della sola comunità ecclesiale ma di tutta la società civile. Sono queste alcune delle ragioni per cui l’antica tradizione delle scuole cattoliche ha costituito un modello per le politiche scolastiche nazionali e per lo stesso ordinamento scolastico statale.
E su quali argomenti ha fondato la sua richiesta?
Mi sono richiamo alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (art.26.3), e all’art.30 della Costituzione della Repubblica Italiana e alla risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 1984 sulla “Libertà d’insegnamento nella comunità europea” che è stata ribadita dalla risoluzione n. 1.904 approvata dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa il 4 ottobre 2012 che recita: «L’Assemblea raccomanda che gli Stati membri del Consiglio d’Europa, mentre garantiscono l’esistenza e la qualità dei sistemi di scuole pubbliche, assicurino che una quota sufficiente di fondi sia messa a disposizione per permettere a tutti i bambini di accedere all’istruzione obbligatoria nelle istituzioni private se l’offerta di istruzione nelle istituzioni pubbliche non dovesse risultare sufficiente».
Quali conseguente positive sortirebbero da questi richiami?
Derivano tre conseguenze: la necessità di diffondere e consolidare una cultura della parità; la ferma richiesta di un finanziamento adeguato delle scuole paritarie; il sostegno all’ampliamento dell’offerta formativa dato dal coinvolgimento dell’istruzione e formazione professionale nel sistema educativo e nell’assolvimento dell’obbligo d’istruzione. Ma vi è una ulteriore ragione.
Quale?
La parità scolastica deriva anche dall’affermazione del principio di sussidiarietà nella legislazione scolastica di questi ultimi anni. La Repubblica italiana ha accolto espressamente tale principio nel testo della sua Costituzione agli artt.118 e 120. Noi vescovi facciamo nostra la domanda di giustizia che sale da molti genitori per i quali il progetto di un’educazione scolastica libera e coerente con i valori vissuti e testimoniati in famiglia rimane un’aspirazione irrealizzabile.
Ciononostante vi sono ancora numerosi ostacoli alla piena realizzazione di tali principi. Quali?
L’effettiva libertà di educazione incontra ancora nel suo concreto esercizio soprattutto in Sicilia una gran quantità di ostacoli che in vario modo ne rende pressoché astratta l’affermazione. Fino a tanto che la legislazione sulla parità non avrà ottenuto il suo completamento anche sul piano del suo finanziamento a una parità nominale affermata, non corrisponderà mai una parità nei fatti”. Tutto questo porta al progressivo ridursi del numero delle scuole cattoliche, nonostante che si sforzano nei limiti del possibile di mantenere fede all’impegno di non escludere gli alunni più poveri. È fondamentale che anche in Sicilia sia data attuazione piena alla legislazione sulla parità scolastica e sulla libertà educativa già contenuta nella legge n.59 del 15-3-1997 e soprattutto dalla legge n.62 del 10-03-2000 che interessa non solo le scuole cattoliche ma tutte le scuole paritarie.
Ci sono buone prospettive per il futuro?
Lo spero ma ne dubito. Primo perché la carenza di disponibilità finanziarie a tutti i livelli da Roma a Palermo costituisce un buon alibi per non dare sostegno economico a queste scuole. Secondo per un motivo culturale perché in tanti sono convinti, anche in ambito cattolico, che la scuola privata se la devono pagare quelli che possono permettersela; quindi lo Stato non deve dare contributi. Faccio solo presente due nota bene.
Quali?
La legge sulla parità scolastica è stata fortemente voluta da un grande esponente della sinistra italiana, Luigi Berlinguer, ma ciò non è bastato per essere condivisa da tutto il popolo italiano. Secondo le scuole paritarie, è ampiamente dimostrate, costano molto meno di quelle statali. Dovrebbe essere interesse dello Stato a sostenerle. Ma quando c’è di mezzo l’ideologia, non ci sono numeri che tengono.