UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Troppi adolescenti esclusi dalla Dad ora non vogliono più tornare a scuola»

Una campagna di sensibilizzazione promossa da SOS Villaggi dei Bambini
9 Ottobre 2021

I dati lo sottolineano: la pandemia ha lasciato fuori molti bambini e ragazzi dalla scuola. Secondo le stime Istat, l’8% dei bambini e dei ragazzi, e il 23% degli studenti disabili sono stati esclusi dalla didattica a distanza. E a pagare il costo maggiore sono soprattutto i bimbi e gli adolescenti che vivono in contesti difficili, problematici.

Anche l’organizzazione SOS Villaggi dei Bambini, che è impegnata da circa sessant’anni in Italia in azioni di sostegno a bambini e ragazzi privi di cure familiari, o a rischio di perderle, ha registrato questo fenomeno. Per questo ha realizzato, con il supporto di Rai per il Sociale, Rai Sport e USAcli, la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi 'Il futuro è in gioco', volta a contrastare la povertà educativa in Italia. I fondi raccolti dalla campagna saranno infatti destinati al progetto omonimo che si realizza all’interno dei Villaggi SOS di Saronno, Trento, Vicenza e Ostuni e nelle città di Milano e Crotone.

Samantha Tedesco, responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini ha dinanzi agli occhi il quadro difficile della situazione attuale, che evidenzia la necessità di ritornare a scuola, di ritornare a una normalità che immetta nei giovanissimi, fiducia ed energie per guardare al futuro. «I dati nazionali ci dicono che alcuni sono rimasti esclusi dalla didattica a distanza e altri non sono più ritornati a scuola. Anche coloro che sono tornati tra i banchi hanno evidenziato una serie di criticità, conseguenza dell’assenza di socializzazione, di un uso eccessivo di collegamenti digitali e anche una difficoltà rispetto agli apprendimenti. Perché non dimentichiamo che l’apprendimento avviene con la socializzazione. Ciò ci conferma la necessità che la scuola continui in presenza, perché la scuola è un presidio educativo».

Anche se i mesi estivi hanno aiutato bambini e adolescenti a ritrovare un equilibrio, a intessere relazioni con i coetanei, i lunghi mesi segnati dalla pandemia continuano a lasciare strascichi, in particolare nel percorso fondamentale per la crescita, che è quello dell’autonomia. «C’è una fatica nell’essere autonomi, restar fuori dall’accudimento, dalla presenza degli adulti, che è stata molto importante, molto forte. Si nota anche una certa difficoltà a rimettersi in gioco, in presenza, con i compagni, in una relazione non filtrata dallo strumento digitale. Perché la relazione a distanza fa meno paura, espone meno, ma a lungo andare impedisce di sviluppare quelle competenze proprie delle relazioni in presenza». La scuola, in questo senso, può fare molto: «È importante che le scuole ricomincino cercando di favorire nuovamente tutte le occasioni di lavoro di gruppo, socializzazione, uscite sul territorio, di gite. È importante che i bambini possano lavorare in gruppo. Tornando a una normalità di relazioni».

C’è una sorta di scoglio che molti ragazzi faticano a superare: «Molti ragazzi hanno una relazione diversa col presente. Hanno subìto il fatto che le cose possono cambiare e che possono cambiare improvvisamente. Ci sono adolescenti che rifiutano di andare a scuola, non solamente perché faticano a recuperare gli apprendimenti che non sono riusciti ad approfondire, ma anche perché, in una certa misura, l’orizzonte della scuola non è più un orizzonte certo. C’è paura e la percezione di una inutilità nell’investire nello studio perché, da un momento all’altro, lo scenario potrebbe cambiare. E ciò vale anche per lo sport. È quindi fondamentale ritornare gradualmente a una normalità di vita, infondendo fiducia nel fatto che, comunque, bisogna mantenere livelli di attenzione riguardo al virus, ma bisogna ritornare a una normalità». Normalità non è solo evitare la didattica a distanza, ma ritornare in presenza in qualità, e ciò significa qualcosa in più del rispetto delle norme di sicurezza. I piccoli hanno voglia di ritornare a una normalità fatta anche di fisicità.

Barbara Garavaglia

Avvenire, 3 ottobre 2021

Per approfondire: https://www.sositalia.it/futuroingioco