UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Tra la cultura e la fede una nuova sintesi vitale

Un commento alla domanda posta dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini: “Cattolico italiano, che cosa pensi?”
21 Aprile 2021

«Cattolico italiano, che cosa pensi?» L’interrogativo costituisce il centro di una riflessione proposta dall’arcivescovo di Milano monsignor Delpini in occasione del Centenario dell’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica. L’arcivescovo precisa come con questo interrogativo si voglia «porre la questione di una visione cristiana della vita, di Dio, del mondo» e come essa sia frutto di un’intelligenza credente, «critica esercitata nell’argomentare, disponibile ad affrontare gli interrogativi nuovi e antichi, coraggiosa nell’esercitare un giudizio sul presente e nell’immaginare il futuro».

Pensare significa costruire pazientemente un futuro possibile, cogliere come le molte contraddizioni, le tensioni, le fratture drammatiche che attanagliano l’umanità abbiano, alla loro radice, una causa remota già indicata da Paolo VI nel 1967 nella Populorum progressio: «Il mondo soffre per mancanza di pensiero» (n.85). Vi è una connessione profonda, intima, che chiede al credente di operare una sintesi vitale tra fede e cultura. Per l’arcivescovo si tratta pertanto di sollecitare «un pensiero adulto, rigoroso, attento e paziente, perché la verità cristiana si riveli nella sua bellezza, nella sua altezza e profondità».

Un invito a pensare, allora, che non allontana dalla fede: ancora esistono nel pensiero moderno prevenzioni che proiettano una sorta di incompatibilità tra fede e ragione. Esse allontanano dalla verità e rendono difficile la risposta alla domanda sul senso ultimo della vita che ci torna davanti agli occhi, sospinto anche da questa pandemia che rende la morte una notizia quotidiana. Una notizia su cui l’essere umano vorrebbe fare a meno di pensare, così come suggeriva Pascal: «Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per vivere felici, di non pensarci».

Anche per questo il cattolico deve “tornare” a pensare, assumendo con serietà e coraggio le sfide del nostro tempo, senza rigurgiti di impossibile nostalgia, ma con la forte consapevolezza di essere portatore di un messaggio che dà speranza e che quindi sa illuminare il futuro; non accontentandosi di raffinati, e a volte astratti, specialismi, ma condividendo la fatica della ricerca e offrendo, con semplicità e senza presunzione, criteri e strumenti di interpretazione per ricostruire un senso al tempo che andiamo vivendo, un senso che le vicende di questi problematici anni di inizio secolo hanno come frantumato in mille pezzi. Non lo farà da solo e lo farà a partire dalla storia in cui vive, dal Paese in cui è nato e dall’Europa che – per essere costruita in una prospettiva solidale – ha bisogno del pensiero cristiano.

Ernesto Preziosi

Avvenire, 17 aprile 2021

In allegato, alcune testimonianze di ex alunni dell’Università Cattolica pubblicate dal quotidiano Avvenire col titolo: «Così gli anni all’Università Cattolica ci hanno insegnato l’arte di pensare»

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