UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Test Invalsi, ora c’è meno resistenza»

Il presidente dell’Istituto per la valutazione Roberto Ricci: così in 15 anni è cambiato l’atteggiamento delle scuole
10 Maggio 2023

«La valutazione? Non è un giudizio, ma è parte integrante di un processo di formazione». Continua a sottolinearlo con forza Roberto Ricci, presidente dell’Invalsi, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. Un punto che ribadirà anche oggi nel suo intervento alla giornata di studio promossa dalla facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica, che ospita i lavori nella sua sede milanese nell’aula Negri da Oleggio.

Presidente, l’Invalsi è ormai una presenza costante nella scuola da 15 anni. Superate le resistenze iniziali?

Diciamo che non sono scomparse del tutto, ma se pensiamo che all’inizio di questo cammino solo pochissime scuole andava a scaricarsi i risultati delle prove Invalsi sostenute dai propri studenti, mentre oggi lo fa il 90% degli istituti coinvolti, possiamo parlare di grandi passi in avanti. Probabilmente si sta facendo strada il giusto atteggiamento con il quale vivere queste prove.

A quale atteggiamento fa riferimento?

Considerare che la valutazione è parte integrante del processo formativo. Non vuole essere un giudizio sull’operato, bensì un aiuto per capire se si sono raggiunti gli obiettivi proposti e, qualora si fosse ancora lontani, per decidere quali correttivi mettere in campo. Insomma nessun atteggiamento sanzionatorio, bensì una valutazione chiara e garbata. Tutti noi nel momento in cui siamo valutati ci poniamo in una condizione di tensione. Accade in qualsiasi ambito della nostra vita. Lo comprendo, ma il nostro compito è quello di garantire una buona valutazione finalizzata a migliorare il processo di apprendimento e per garantire a tutti il raggiungimento di standard minimi, che sono traguardo che ci rendono parte di una comunità. Ci consentono di capire se siamo o no vicini a questi traguardi.

Insomma ci troviamo davanti a un doppio approccio nell’ambito della valutazione messa in campo dall’Invalsi?

Sì: il primo per vedere a che punto siamo nel cammino, il secondo per aiutare a mettere in atto processi finalizzati a raggiungere gli obiettivi.

Questo approccio vale sia per la scuola sia per l’università?

Delle differenze esistono, legate anche ai diversi obiettivi di questi due percorsi di formazione. La scuola è chiamata al raggiungimento di obiettivi comuni per tutti e per questo l’attenzione è concentrata sul processo di apprendimento. Nel percorso formativo l’attenzione è concentrata sull’esito degli studi, meno sul percorso. Ovviamente non significa che la valutazione sia meno importante in ambito accademico. Tutt’altro, come dimostra l’evento promosso dalla facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica. E poi non dobbiamo dimenticare che la valutazione pone le proprie basi proprio nella ricerca metodologica, accademica, scientifica. Insomma l’Invalsi nell’ambito accademico si trova a casa.

Da qualche tempo partecipare alle prove Invalsi diventa obbligatorio per poter accedere agli esami finali di tutti gli ordini di scuola. Come vive questa decisione?

Da presidente dell’Invalsi, ovviamente, sono molto contento. Ma lo sono perché ritengo che queste prove siano utili in primo luogo per la scuola stessa e al suo cammino formativo per i motivi che ho illustrato prima.

Dallo scorso ottobre il ministero dell’Istruzione ha aggiunto nella propria denominazione anche la qualifica “del merito”. Rafforzerà l’aspetto della valutazione?

So che sul termine “merito” ci sono state polemiche, in cui non desidero entrare. Dico solo che una valutazione garbata sa mettere in evidenza anche il merito, inteso come quegli studenti e quelle studentesse che sono riusciti a capitalizzare al meglio le risorse fornite loro nel percorso formativo. In questo senso il merito può emergere anche attraverso le prove Invalsi, che hanno a cuore il percorso nel suo complesso.

Enrico Lenzi

Avvenire, 10 maggio 2023