Dal prossimo anno scolastico gli smartphone potrebbero essere banditi da tutte le scuole d’Italia. «Vorremmo vietare l’uso del cellulare, anche per scopi didattici, nelle scuole superiori», ha annunciato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Che, la scorsa estate, aveva già firmato una circolare per proibire l’utilizzo del cellulare in tutte le classi del primo ciclo, cioè fino alla terza media. Un indirizzo che, però, si scontra, con la necessità degli studenti di poter usufruire delle nuove tecnologie. Proprio ieri è stata, infatti, lanciata la richiesta di una Carta del diritto all’innovazione, per un utilizzo sempre più consapevole e responsabile della Rete. Ma, anche, dicono i ragazzi, per «non restare indietro» rispetto ai coetanei di altri Paesi. Si gioca, insomma, tra questi due estremi, la nuova partita sull’impatto di Internet e, soprattutto, dei social sulla vita, l’educazione e la crescita delle nuove generazioni. Che, alle «barriere tecnologiche » e ai «divieti», preferiscono «formazione» e «responsabilizzazione». Lo hanno, appunto, detto chiaro e forte i circa 2.500 ragazzi e ragazze tra i 10 e i 25 anni, coinvolti dal portale Skuola. net - che quest’anno compie 25 anni - e da Meta in una consultazione nazionale che ha prodotto gli otto punti programmatici della Carta. Il documento è stato presentato ieri al Binario F - il competence center di Meta alla Stazione Termini di Roma - a una delegazione di politici e alle Autorità di garanzia in materia di comunicazioni e privacy. In estrema sintesi, i giovani chiedono «una dimensione digitale accessibile a tutti» preferibilmente in banda larga - ma «arginata nelle sue possibili conseguenze negative». Proteggendo, cioè, coloro che potrebbero essere maggiormente esposti ai pericoli ma, nel contempo, evitando che le misure prese in questa direzione rappresentino un ostacolo alle opportunità che le nuove tecnologie ci offrono. Per scongiurare il rischio che i nostri giovani partano da una posizione di svantaggio competitivo rispetto al resto del mondo.
«Parlare di giovani e tecnologia senza ascoltare proprio loro – sottolinea Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – è un errore che non possiamo più permetterci. Le ragazze e i ragazzi, con il digitale, ci convivono ogni giorno, e spesso ne capiscono sfumature che gli adulti faticano a cogliere. Inoltre, i cambiamenti in atto inevitabilmente impatteranno soprattutto sulle loro vite. È per questo che Skuola.net si impegna a coinvolgerli in prima persona, specialmente quando si parla di questioni che li riguardano da vicino. Con la Carta del Diritto all’innovazione – prosegue Grassucci – abbiamo voluto ribadire quanto sia importante metterli al centro, dare loro parola, responsabilità e fiducia. Solo così costruiremo davvero un dialogo costruttivo tra generazioni».
Sono otto le priorità da attuare, secondo i ragazzi, per arrivare davvero alla «libertà di connessione e di disconessione ». Senza imposizioni né divieti, ma attraverso l’educazione all’uso consapevole e responsabile degli strumenti. Al primo posto, gli studenti mettono il “Diritto alla sicurezza delle piattaforme”, chiedendo ai fornitori di servizi digitali «un impegno a progettare esperienze adeguate all’età controllando l’esposizione a contenuti o interazioni che possano contribuire in modo negativo al benessere personale, in particolare sotto l’aspetto psico-fisico e finanziario».
In seconda posizione, per ordine di importanza, troviamo il “Diritto alla connessione”. Cioè: «Sviluppare politiche e iniziative che consentano a tutti i giovani, indipendentemente dal reddito familiare e dal luogo di residenza, di avere accesso ad una connessione in banda larga, personale e a costi accessibili, nonché alla fruizione di una estesa rete di connessioni gratuite e affidabili nei luoghi pubblici». Cinque anni dopo la pandemia, non si sono, infatti, ancora colmati i divari digitali tra studenti provenienti da famiglie povere rispetto a coetanei benestanti. Un gap di accesso a device e connessioni Internet (oltre il 12% di minori in Italia non ha un computer o un tablet, quota che sale al 20% al Sud), che ha avuto e sta ancora avendo pesanti ripercussioni sui livelli di apprendimento.
Il diritto all’accesso alla tecnologia si accompagna, però, al contestuale diritto a non essere esposti, precocemente, ai pericoli della Rete. Nasce così, terzo punto, il “Diritto alla tecnologia giusta all’età giusta”. Per gli studenti, bisogna «tutelare i più piccoli dall’accesso a tecnologie o contenuti che potrebbero essere dannosi ma, allo stesso tempo, conservando il diritto di chi ha l’età giusta di fruire facilmente di piattaforme e contenuti idonei senza che questo renda necessario rinunciare a privacy e libertà individuale».
L’altra faccia della medaglia è, allora, il “Diritto alla disconnessione”, quarto punto della Carta del diritto all’innovazione.
«Sviluppare politiche e iniziative che consentano di offrire ai giovani piattaforme e tecnologie digitali in grado di non innescare meccanismi di dipendenza, per permettere loro di ridurre o controllare il tempo di utilizzo», è la richiesta che proviene dalle scuole. Che dovrebbero diventare anche hub per la somministrazione del “Vaccino digitale”. Che significa, «garantire a ogni giovane il diritto/dovere di accedere a corsi di formazione per poter imparare a riconoscere le fake news e i deepfake in modo da poter formare una opinione personale senza essere condizionato da notizie false».
Sesto principio della Carta è il “Diritto all’educazione digitale”. Con questo punto, gli studenti chiedono di «sviluppare politiche e iniziative che privilegino al proibizionismo digitale l’educazione e la formazione, per consentire a tutti i bambini e agli adolescenti lo sviluppo di un rapporto consapevole con la tecnologia, ai fini del benessere personale e dell’occupabilità in ottica futura». Per il settimo punto, il “Diritto alla parità tecnologica”, i giovani italiani guardano all’estero. Sollecitando il decisore politico a «sviluppare iniziative che consentano ai giovani italiani di avere gli stessi diritti di accesso a tecnologie innovative - come ad esempio gli ultimi modelli di intelligenza artificiale - rispetto a quelli garantiti negli altri Paesi europei e nel resto del mondo». Infine, la Carta si chiude con il “Diritto alla partecipazione digitale”. Perché i ragazzi desiderano essere protagonisti attivi e non soltanto fruitori di servizi. «Bisogna consentire ai più giovani – si legge nella Carta – di essere permanentemente consultati da organi legislativi e fornitori di servizi digitali in merito a decisioni che hanno un diretto impatto sulla loro esperienza online». Possibilmente prima di prendere iniziative definitive.
Paolo Ferrario
Avvenire, 6 giugno 2025