UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Studiare con gli occhi aperti alle necessità

Gli universitari di Pavia animano il progetto “Dove c’è bisogno, che io porti un aiuto” a favore delle persone sostenute dalla Caritas diocesana
4 Dicembre 2020

Una sera dello scorso marzo mi chiamò il Magnifico Rettore dell’Università di Pavia chiedendomi se non fosse possibile organizzare una qualche iniziativa in cui gli studenti della nostra Università potessero rendersi utili in una fase così drammatica come l’esplodere della pandemia. Nasceva così il progetto “Dove c’è bisogno, che io porti un aiuto”, un progetto che cerca di far sentire meno sole quelle persone che più di altre sono in condizioni di difficoltà attraverso semplici azioni fatte da giovani universitari, soprattutto collegiali.

La principale azione, “Parole in dolcezza”, consiste nella preparazione da parte dei giovani di torte, focacce, pizze, teglie di pasta e altro ancora che, tre volte alla settimana, venivano consegnati a don Dario che provvedeva alla loro distribuzione nelle tante realtà che la Caritas diocesana sostiene. Non è solo il “cibo” del corpo ad essere consegnato, ma anche un cibo per l’anima perché le pietanze sono accompagnate da biglietti con un pensiero, un augurio, una poesia, una preghiera che faccia sentire un po’ meno sole le persone più sole. Sono state effettuate oltre 30 consegne grazie all’incredibile disponibilità ed entusiasmo dei giovani, a cui si è unita la fattiva collaborazione sempre con Caritas nelle varie raccolte alimentari organizzate dal Comune in quei mesi bui e difficili.

Nel complesso, quasi 150 giovani hanno partecipato al progetto: giovani studenti di molti Collegi o residenti in appartamento, studenti Erasmus, coppie di ex-alunni, studenti pavesi in altre università lombarde, associazioni studentesche sia laiche che di matrice cattolica: un incredibile movimento di umanità, di entusiasmo e di disponibilità che ha per l’ennesima confermato quanto siano disponibili, vivi e vivaci i nostri giovani. E questa è forse la migliore speranza che potrà aiutarci nel percorso dei prossimi mesi, un messaggio di positività che ha superato i tanti luoghi comuni che frequentemente guidano i nostri ragionamenti e che vedono i giovani più come un problema che non come una risorsa; un messaggio di disponibilità che ha consentito la realizzazione di tanto bene con una “contagiosità” positiva che ha visto coinvolte sempre più persone. Bellissimo!

L’emergenza non è finita e comunque non finirà neanche con il superamento della seconda ondata; il progetto quindi continuerà e si consoliderà per non disperdere l’incredibile raccolto di umanità e di buona volontà di questi mesi. Il progetto acquisirà una sua stabilità, coinvolgendo nuovi studenti che sostituiranno quelli che hanno concluso i loro studi, organizzando anche nuove e più dirette azioni in collaborazione sempre più stretta e sinergica con la Pastorale Universitaria Diocesana. Ciò consentirà ai nostri giovani di buona volontà, attraverso il dono di un po’ del loro tempo, di aiutare i meno fortunati, cercando di far sentire vive quelle persone che, talvolta sole e abbandonate, hanno bisogno anche di un semplice sorriso, di un po’ di compagnia ogni tanto, di due parole scambiate con il cuore.

Giuseppe Faita – Università di Pavia

Per approfondire: http://news.unipv.it/?p=47071#:~:text=L'Universit%C3%A0%20di%20Pavia%2C%20su,fasce%20pi%C3%B9%20deboli%20della%20popolazione.

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