Il rapporto con la scuola? «Un’esperienza tendenzialmente positiva sia dal punto di vista relazionale sia da quello formativo». Ma c’è un “ma”: «I giovani sono meno ottimisti che quanto appreso sia spendibile nel mondo del lavoro». Il professor Pierpaolo Triani, docente di Didattica generale e pedagogia speciale all’Università Cattolica e componente dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, sottolinea questo doppio aspetto che emerge dal continuo monitoraggio che l’Osservatorio sta compiendo nell’ambito del Rapporto Giovani dell’Istitu- to Toniolo. Un tema che trova eco nel titolo scelto per la 93ª Giornata per l’Università Cattolica che la Chiesa italiana celebra il prossimo 30 aprile: “Studiare il mondo è già cambiarlo”. Una frase di cui i giovani «sono consapevoli – ribadisce Triani – anche se con questa ambivalenza. Convinti che l’esperienza scolastica maturata sia stata positiva per formarli e acquisire competenze, ma meno ottimisti che tutto questo sia subito spendibile». È forse il passaggio più delicato, come dimostra quell’oltre 20% della fascia tra i 15 e 29 anni d’età, che «non studia e non è in cerca neppure di una occupazione » (fenomeno che viene definito con la sigla Neet, dall’acronimo inglese). «Penso che sia un dato su cui riflettere – avverte il docente universitario – perché in questo caso non siamo davanti solo a un giudizio negativo sul proprio percorso scolastico, ma sull’idea di non essere in grado di mettere a frutto quanto appreso a scuola».
Se poi a questo dato si aggiunge il fatto che il Rapporto Giovani ha evidenziato nella stessa popolazione un 10% di giudizi «negativi sulla propria esperienza scolastica e sulla scuola in quanto tale», non si può procedere oltre senza una riflessione.
Eppure «dal nostro osservatorio – spiega ancora Triani – i giovani esprimono un giudizio positivo sulla scuola nel campo relazionale sia con i compagni sia con i docenti». Poi, però, «chiamati a esprimere un voto sulla fiducia riservata a scuola e università siamo sul crinale della sufficienza, neppure piena».
Quanto mai strategico, ammette a questo punto il professor Triani, «è il ruolo del docente. Anzi, dei docenti, intesi come squadra, come team. Risulta centrale nell’approccio. Oggi sono chiamati ad essere mediatori, accompagnatori, motivatori nei confronti dei loro studenti. Su questo aspetto non abbiamo compiuto una specifica indagine come Osservatorio Giovani del Toniolo – spiega Triani –, ma dalla mia esperienza personale girando nelle scuole superiori, si percepisce questo impegno a cui sono chiamati i docenti in questa fase». Un “accompagnamento” e una “mediazione” tra i saperi da trasmettere e il mondo reale. «Certo l’uso di strumenti tecnologici nella didattica – prosegue il docente – appare interessante e utile per aiutare gli stessi ragazzi nel proprio percorso formativo e facilitarli nell’apprendimento dei concetti». Un cammino che parte con la scuola dell’infanzia e arriva sino all’università. E qui entra in gioco anche l’impegno dell’Università Cattolica. «Il tema della 93ª Giornata – commenta Triani – sintetizza molto bene quello che è l’impegno, che il nostro ateneo porta avanti: essere un luogo dove fare un’esperienza di formazione qualificante per allargare i propri orizzonti, ma anche un luogo dove imparare a non tenere per se stessi quanto appreso. Ecco come il tema proposto “Studiare il mondo è già cambiarlo”, diventa una realtà operativa concreta, perché questo approccio cambia le persone e se queste ultime sono capaci di portare agli altri quanto appreso, possono produrre un cambiamento del mondo in cui operano».
Enrico Lenzi
Avvenire, 23 aprile 2017