Giga, connessione, chat. Sono termini entrati di forza nel lessico scolastico. La didattica a distanza in questo periodo di emergenza Covid–19 ha cambiato il modo di relazionarsi, e non sempre senza difficoltà. «È stato chiesto al governo un finanziamento di ulteriori 70 milioni proprio per fornire i dispositivi indispensabili alle famiglie, soprattutto con bambini nell’età delle scuole elementari e medie– afferma Giuseppe Antinolfi del sindacato Snals scuola –. Un terzo degli studenti lombardi non può collegarsi alle lezioni per mancanza di assistenza o di un numero di strumenti tecnici insufficienti, due fenomeni che più o meno si equivalgono nelle dimensioni».
«Dal punto di vista degli strumenti tecnologici la città tiene bene» spiega Massimiliano Sambruna della Cisl Scuola Milano, ma la situazione, aggiunge, porta però alla luce un’altra serie di problemi. «In una famiglia di cinque persone con due genitori in smart working e tre figli in età scolare che si devono dividere un solo computer: serve flessibilità» prosegue Sambruna. Gli interventi degli istituti per consentire a tutti la didattica, se in buona parte sono positivi, non sempre sono sufficienti, soprattutto per i bambini delle scuole primarie più che per i ragazzi dalle scuole secondarie che hanno più confidenza con la tecnologia.
Un altro nodo per gli insegnanti è quello del contratto collettivo che deve garantire il diritto dovere allo studio e che, in questa fase di emergenza, modificandosi gli orari di insegnamento, è saltato. Il prolungarsi della chiusura delle scuole anche nella fase dell’uscita progressiva dal lockdown causa ora due timori: il primo è che i dirigenti scolastici impongano di mantenere l’orario delle lezioni come se si fosse in classe e il secondo è la mancanza di contatto diretto per chi ha bisogni speciali. «Per gli studenti che hanno bisogno d’aiuto se l’isolamento si prolunga il momento di tornare in classe potrebbe essere più complicato» conclude Sambruna. Concordano Cgil e Uil che portano alla luce un altro problema: «I ragazzi che in classe in genere sono più propensi a disturbare si rivelano anche i più disinteressati a collegarsi per fare lezione» spiega Carlo Giuffrè della Uil scuola Milano e Lombardia.
Intanto, per favorire la didattica a distanza sono state messe a disposizione a Milano da Fastweb 500 connessioni internet gratuite. Saranno donati ad alcuni studenti – individuati dai dirigenti scolastici tra le famiglie più in difficoltà di 12 istituti comprensivi milanesi – accessi alla rete “Wow–fi. L’azienda ha risposto all’appello del sindaco Giuseppe Sala e dell’assessore all’Educazione del Comune Laura Galimberti e se il riscontro sarà positivo il numero di ragazzi che potranno usufruire dell’iniziativa potrà essere ampliato fino a mille: la collaborazione è stata possibile anche grazie al supporto dell’assessorato alla Trasformazione digitale guidato da Roberta Cocco. Per selezionare le scuole a cui verranno messe a disposizione le strumentazioni i dirigenti scolastici hanno dovuto compilare un questionario mentre gli studenti riceveranno credenziali e password per accedere al sistema direttamente dai presidi e potranno connettersi tramite il wi–fi domestico fino al 30 giugno con possibilità di proroga o riattivazione. «Le scuole hanno subìto per prime le conseguenze dell’emergenza e hanno dovuto trovare alternative per istruire bambini e ragazzi con il rischio, però, di acuire le differenze» ha detto l’assessore Galimberti sottolineando l’immediata attivazione di interventi informatici proprio per ovviare a possibili discriminazioni.
Monica Lucioni
Avvenire Milano, 24 aprile 2020