UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Startup e placement con grande Sapienza

La “Terza missione” dell’Ateneo romano: generare e diffondere conoscenza, creando impatto sociale, economico e culturale
20 Aprile 2022

Una nota pubblicità recita che 'Non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello!'. Prendendo spunto da tale slogan, potremmo dire che l’Università Sapienza di Roma ha senz’altro grandi dimensioni (con i suoi 120.000 studenti, 3.300 docenti di ruolo e 2.700 a contratto, 2.100 amministrativi e 1.500 unità di personale tecnico-amministrativo in servizio anche in due ospedali) e per questo deve per forza essere una grande università dal punto di vista gestionale ed organizzativo. Si pensi a quanta conoscenza la Sapienza produce ogni giorno: il premio Nobel Giorgio Parisi e l’area umanistica, recentemente valutata come la migliore al mondo, sono soltanto due esempi.

La Sapienza continuamente genera e diffonde conoscenza, attraverso la ricerca e la formazione, generando impatto sociale, economico e culturale, attraverso due tipologie di processi: quelli spontanei e quelli organizzati. Alla sfida gestionale di valorizzare l’attività di 58 dipartimenti si risponde combinando strumenti top down e bottom up. Da una parte, coordinando attività a livello centrale, dall’altra mettendo i dipartimenti nella condizione di poter esprimere il proprio dinamismo, con creatività e originalità, valorizzando le loro caratteristiche distintive.

Basti pensare alle attività più classiche della Terza Missione, quelle di trasferimento tecnologico: la Sapienza ha 145 domande di brevetto per invenzione, 7 spinoff partecipate, 42 imprese startup e quasi 500 contratti conto terzi l’anno, per oltre 22 milioni di euro di valore. L’amministrazione centrale interviene nella stesura dei contratti di ricerca e trasferimento tecnologico ed altro ancora. Anche le attività di brevettazione e imprenditorialità accademiche sono supportate in coordinamento con specifiche commissioni. In un’ottica bottom up, nel 2021 l’Ateneo ha lanciato una call interna di 500mila euro per iniziative di terza missione, in stretta collaborazione con l’area di governance dedicata a questo ambito, che consta di quattro prorettori e tre delegati e che collabora con una rete di referenti attivi nei dipartimenti e nelle facoltà. La call finanzia attività di divulgazione, educazione scientifica, valorizzazione del patrimonio di Ateneo e public engagement. Gli ambiti di azione prioritari sono quelli orientati a contrastare le disuguaglianze e a favorire l’inclusione sociale, la salute e il benessere, l’empowerment femminile, la sostenibilità e le opportunità di accesso alla conoscenza scientifica e umanistica.

Inoltre, una delle più innovative attività riconducibili alla Terza Missione è quella del placement. Con questa attività si fornisce un servizio agli studenti, ma anche alle imprese e ai tanti altri partner delle università, che attraverso l’assunzione di laureati e dottori di ricerca accedono allo stato dell’arte delle conoscenze. A questa finalità è dedicato il Career Service Sapienza. La dimensione della popolazione di studenti interessati alle attività di placement è molto significativa, dato che ogni anno Sapienza laurea oltre 10mila studenti triennali e quasi 10mila magistrali. L’ampiezza e la diversità del campo di azione rendono l’attività di Placement particolarmente variegata. Tra le principali azioni innovative, il Career Service collabora con l’Area Didattica al fine di stimolare la taratura e l’innovazione dei percorsi formativi in coerenza con le concrete necessità espresse dall’offerta di lavoro.

Per garantire un percorso di employability, con un’attenzione particolare alle necessarie skill trasversali, Sapienza ha messo a punto 43 strumenti operativi. In definitiva, una grande università ha bisogno di una grande organizzazione. Soprattutto ora che la sfida del Pnrr è alle porte.

Andrea Piccaluga

Avvenire, 20 aprile 2022